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Norme e Tributi Fisco

Cura da cavallo per Roma: tassa alberghi e più Ici

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Questo articolo è stato pubblicato il 26 maggio 2010 alle ore 10:15.

Un compromesso che vale 200 milioni di euro all'anno per le casse dello stato, salvo modifiche dell'ultim'ora. Accompagnato da un pacchetto di tagli alle spese e aumenti straordinari delle entrate a carico di Roma capitale. Il Campidoglio e il ministero dell'Economia avrebbero, stando alla bozza della manovra circolata ieri, stabilito nuove modalità per attuare il piano di rientro sul "vecchio" debito da 9,6 miliardi in gestione commissariale, che fino ad oggi ha gravato pesantemente sulla gestione ordinaria.


Il compromesso, se confermato, ripartisce tra Mef e Campidoglio l'onore annuale del piano di rientro sul debito pregresso che, stando a fonti bene informate, vale almeno 560 milioni. Il Tesoro da parte sua costituirà un «fondo» con una dotazione annua di 200 milioni, dunque "strutturale" come richiesto dal Campidoglio. In cambio il comune dovrà attuare un piano di austerity con misure severe di contenimento della spesa. I tagli riguardano servizi a costi standard, centralizzazione degli acquisti (in verità già impostata), razionalizzazione delle partecipazioni societarie, riduzione dei costi degli organi comunali. Il Campidoglio è chiamato ad attivare al contempo nuovi canali di entrata, in aggiunta alla lotta all'evasione fiscale: un contributo di soggiorno a carico di chi alloggia in alberghi fino a 10 euro per notte (giudicata «assurda» dal presidente di Federalberghi Bernabò Bocca); un'imposta di scopo per la copertura di opere pubbliche; l'incremento fino al 4 per mille delle aliquote dell'imposta comunale sugli immobili; un'addizionale comunale sui diritti di imbarco dei passeggeri in arrivo e in partenza dagli aeroporti della capitale fino a un massimo di un euro per passeggero; incremento (poi smentito) dell'addizionale comunale all'imposta sul reddito delle persone fisiche; incremento dell'addizionale comunale all'accisa sull'energia elettrica fino a un massimo di 20 euro per mille kwh; un contributo straordinario sulle valorizzazioni immobiliari; utilizzo di proventi per la manutenzione ordinaria della viabilità urbana. Le entrate generate dai nuovi strumenti finanziari, e le economie per contenimento delle spese saranno «segregate in un apposito fondo del bilancio comunale per essere destinate esclusivamente all'attuazione del piano di rientro», affidato da qualche giorno a un commissario ex-magistrato della Corte dei conti, al posto di Alemanno.

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Tags Correlati: Corte dei Conti | Federalberghi Bernabò Bocca | Ici | Roma (squadra) | Simone Turbolente

 


Due le precisazioni diramate ieri sera dal Campidoglio. «Le notizie diffuse in merito al fondo per Roma capitale contenute nella bozza di manovra sono imprecise e destituite di fondamento», ha affermato in corso d'opera il sindaco Alemanno. In tarda serata, un'altra puntualizzazione: «Le notizie che stanno circolando sul possibile pedaggio sul grande raccordo anulare o sull'uso di altre leve fiscali per finanziare le misure su Roma capitale sono indiscrezioni giornalistiche», ha dichiarato Simone Turbolente, portavoce del sindaco.
Sui dettagli bisognerà attendere. Ma l'impostazione di questa manovra su Roma capitale difficilmente cambierà. Alemanno ha ottenuto da Tremonti l'istituzione di un fondo annuale da 200 milioni per il piano di rientro: il primo intervento annuale a carico dello stato per ripianare i debiti pregressi di Roma è stato pari a 500 milioni, senza una misura strutturale ma tramite "una tantum", il trasferimento di un pacchetto di immobili (molte caserme non più a uso militare), valorizzabile con l'istutizione di un fondo immobiliare, e anticipazioni di cassa. Questa modalità ha creato non pochi problemi al comune di Roma che a partire dal 28 aprile 2008 si è trovato costretto ad anticipare alla gestione commissariale attorno a 2,6 miliardi tra pagamento di fatture ai fornitori e spese correnti dal 28 aprile 2008 al 31 dicembre 2008.


Il sindaco Alemanno ha richiesto e ottenuto che il debito pregresso fosse affidato a una gestione commissariale separata dalla gestione ordinaria. Il Tesoro, nel contesto di un piano di austerity su scala nazionale, non pare possa impegnarsi con un intervento strutturale da 500 milioni. Avrebbe ridotto la quota a 200 milioni: il resto, almeno 360 milioni l'anno, sarà a carico del Comune, tra economie per tagli alla spesa ed entrate straordinarie.

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