Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 26 maggio 2010 alle ore 10:36.
Tempi duri per le autonomie locali. Il decreto in discussione ieri nel consiglio dei ministri riserva un duro colpo agli enti soggetti al patto di stabilità interno.
Oltre a quanto già previsto nella manovra d'estate del 2008 (indicata dai più come insostenibile, prevedendo sul 2011 un miglioramento di oltre 4,160 miliardi di euro) comuni e province dovranno aggiungere almeno altri 5 miliardi per il prossimo triennio (anche se la cifra sembra destinata a salire).
L'inasprimento crea non poche preoccupazioni a sindaci e presidenti di provincia per l'ulteriore blocco dei pagamenti in conto capitale che la nuova manovra porterà in dote.
Pur nella gravità della situazione descritta alcuni segnali indicano possibili modifiche sia all'obiettivo per il 2010, sia al meccanismo di calcolo per il prossimo triennio.
Seguendo in ordine cronologico gli eventi, tra i tecnici dell'economia è allo studio un ulteriore sblocco dei residui passivi così come accaduto per il 2009. Pur non conoscendo la percentuale di residui che è possibile pagare al di fuori dei limiti del patto (sicuramente sensibilmente più bassa rispetto al 4% dello scorso anno), la disposizione consente alle autonomie di ridurre lo stock di residui passivi, preparandosi in tal modo ad affrontare un triennio molto pesante sul fronte della realizzazione degli investimenti. Vista la situazione attuale, però, e in considerazione del fatto che i saldi a partire dal prossimo anno si presenteranno fortemente positivi, gli enti devono agire fin da subito sulla programmazione delle opere pubbliche riducendo (fino ad azzerare) gli investimenti finanziati con indebitamento. Lo smaltimento dei residui che sarà consentito, infatti, perde ogni significato se, contestualmente, se ne formano di nuovi attraverso fonti di finanziamento non rilevanti ai fini degli obiettivi del patto (come, appunto, l'indebitamento).
La struttura del patto per il prossimo triennio, inoltre, dovrebbe subire significative modifiche sia nella costruzione del saldo programmatico, sia nel sistema sanzionatorio e premiante.
Dovrebbe andare definitivamente in soffitta la base di calcolo determinata da un unico anno (il 2007), per tornare a un riferimento almeno triennale. Se questo fosse confermato, si porrà finalmente fine al "balletto" delle alienazioni dentro o fuori il saldo di partenza. L'ampliamento della base di calcolo, inevitabilmente, porta allo smussamento dei picchi e a rendere (quanto meno come saldo su cui calcolare la manovra) più omogeneo l'obiettivo.