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Questo articolo è stato pubblicato il 21 giugno 2010 alle ore 16:58.
La raffica di emendamenti al Senato sulla manovra correttiva da 24,9 miliardi era in qualche modo attesa, anche se colpisce l'entità delle proposte di correzione (2.550) che per il 50% recano la firma di senatori della maggioranza. E' evidentemente un segnale politico che il Pdl ha inteso inviare al ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, schierato sulla linea della difesa assoluta sia dei saldi della manovra che della sua composizione. Una sponda l'ha offerta lo stesso presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi che al contrario del titolare dell'Economia appare più disponibile ad accogliere proposte che integrino la manovra con misure in direzione dello sviluppo.
La partita politica è complessa, poiché sullo sfondo continua a pesare il contrasto tra Berlusconi e il presidente della Camera, Gianfranco Fini in particolare sul ddl sulle intercettazioni. La netta presa di posizione di Giorgio Napolitano, che invita il Parlamento a concentrarsi sulla manovra, accelera il serrato confronto tra Pdl e finiani. Martedì vi sarà una nuova riunione di maggioranza per mettere a punto una prima "scrematura" degli emendamenti, in attesa che lo stesso governo indichi d'intesa con il relatore Antonio Azzollini le misure da inserire nell'annunciato maxiemendamento.
Se alla fine si deciderà di ricorrere ancora una volta al voto di fiducia, gli spazi di manovra sia per i finiani che per i parlamentari che spingono per modifiche anche sostanziali (è il caso, da ultimo della proposta relativa al condono edilizio predisposta da alcuni senatori del Pdl, primo fimatario Paolo Tancredi) saranno azzerati. Anche sul condono si gioca una partita politica non da poco, poiché è stato lo stesso Tremonti ad assicurare che nel corso del dibattito parlamentare non vi sarebbe stata alcuna riapertura della sanatoria del 2003.
Ma evidentemente la tentazione è forte all'interno di diversi settori della maggioranza, e sarebbe a questo punto auspicabile che giungesse dal ministro dell'Economia una risposta netta, anche perché una manovra dura di risanamento, come quella in discussione al Senato, varata su indicazione di Bruxelles, potrebbe incontrare proprio in sede europea qualche obiezione se appesantita da una misura una tantum quale la sanatoria per gli abusi edilizi, in constrasto palese con il carattere strutturale di buona parte degli interventi contenuti nel decreto.