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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2010 alle ore 08:53.
La geografia della crisi nel lavoro autonomo e nella piccola impresa ha confini precisi: la sua capitale è Prato, colpita dal crollo del tessile, e i suoi centri nevralgici sono il Nord-Est e le Marche della microimpresa diffusa. Esclusi, almeno nel 2008, l'anno in cui il segno meno si è affiancato al Pil (-1%, seguito dal -5% del 2009), il Nord-Ovest e il Mezzogiorno, quest'ultimo "salvato" da un'economia tendenzialmente meno dinamica, che in media non flette ma viaggia su redditi e ricavi che rimangono più bassi di quelli delle altre regioni.
La radiografia è quella offerta dai dati sugli studi di settore relativi al 2008, diffusi nei giorni scorsi dal dipartimento delle Finanze.
I numeri di redditi e ricavi offrono solo l'arrivo della gelata, che nel 2009 ha mostrato i suoi effetti più gravi e ha costretto la stessa amministrazione finanziaria a un maquillage degli studi ancora più profondo rispetto a quello introdotto l'anno precedente. Per il 2010, invece, la partita è ancora aperta, e se la ripresa mantiene il ritmo (Confindustria stima per esempio un +1,2% per il Pil) molti dei correttivi potrebbero essere archiviati.