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Un diciottenne su due «fatica» con l'italiano

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2010 alle ore 08:06.

ROMA - Più della meta dei maturati 2009 doveva essere bocciato in italiano. «Un'amore», «ha creare», «gli hippi», gli strafalcioni linguistici più frequenti, che sono "costati" l'insufficienza al 56,9% del campione dei 545 compiti di italiano della scorsa maturità, ricorretti, secondo una scheda di rilevazione elaborata dall'Accademia della Crusca, e i cui risultati, anticipati dal «Sole 24 Ore», sono da oggi disponibili sul sito internet dell'Invalsi, l'Istituto nazionale di valutazione della scuola italiana.
Quattro le "competenze" misurate dai correttori esterni, due insegnanti per ciascun compito, dalla composizione del testo, alla grammatica, al significato delle parole, alla capacità di scegliere argomenti pertinenti, che rappresentano, secondo gli esperti di lingua della Crusca, «i principali ambiti in cui si misura la padronanza dell'italiano».

Scarsi i risultati conseguiti dai ragazzi, con giudizi negativi, oscillati tra il 54% e il 63% a seconda delle quattro abilità esaminate. Praticamente, 5-6 compiti su 10. «Un dato su cui riflettere», ha commentato il presidente dell'Invalsi, Piero Cipollone che ha ricordato come, lo scorso anno, le singole commissioni di esame avevano giudicato insufficiente appena il 12,6% delle prove di italiano. Probabilmente, ha spiegato Cipollone, «perché nei giudizi dei commissari ha pesato di più il curricolo scolastico complessivo dello studente, rispetto alla verifica delle specifiche abilità linguistiche».
Scorrendo le 154 pagine della rilevazione, sono emersi anche altri risultati niente affatto scontati. Il primo è che anche i ragazzi che escono dal liceo presentano significative carenze linguistiche, con un picco del 46% nell'area lessicale-semantica. Vale a dire, ha sottolineato la responsabile Invalsi dello studio, Lina Grossi, che dopo ben 13 anni di scuola, quasi un ragazzo su due che esce da un liceo ha uno scarso vocabolario e, soprattutto, non sa utilizzare i linguaggi in modo appropriato. Anche la punteggiatura mostra gravi incertezze, testimoniate, per esempio, dall'uso frequente (ma inappropriato) della virgola subito dopo il soggetto che apre la frase.

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Tags Correlati: Accademia della Crusca | Invalsi | Lina Grossi | Normativa sulla scuola | Piero Cipollone

 

Si confermano, poi, le difficoltà negli istituti tecnici e professionali, con percentuali di insufficienze complessive negli elaborati di italiano che oscillano tra il 67,9 e l'86,9 per cento. Di qui il consiglio dell'Invalsi alle scuole, di «rimettere al centro dei programmi la grammatica e tutte le altre competenze sulla scrittura, non fermandosi al solo insegnamento della letteratura italiana». E questo, fin dalle elementari. Del resto, ha aggiunto Cipollone, «la linguistica moderna ha elaborato anche nuove modalità per educare i ragazzi a scrivere: bisogna solo provare ad applicarle».
Allargando, invece, l'indagine a livello territoriale, la scarsa padronanza della lingua di Dante nei giovani rimane prevalente al Sud, con il 63,8% di insufficienze riportate in totale. A indebolirsi sono soprattutto le competenze testuali e quelle ideative, con una quota di voti negativi di circa il 66% in entrambe le aree. I compiti da 10 e lode sono stati, invece, appena il 3,1 per cento. Il distacco con il Nord è sensibile. Qui i voti mediocri hanno toccato quota 47,3%, a fronte pure di un 5,3% di elaborati "immacolati". In posizione intermedia il Centro, dove le percentuali di insufficienza in italiano sono state del 60,4%, mentre le prove giudicate "eccellenti" hanno toccato quota 3,3 per cento. Queste differenze territoriali sono risultate molto più ridotte nei giudizi delle commissioni di esame 2009.
La quota di elaborati ritenuti insufficienti è stata nella realtà del 10,3% al Centro, del 12,8%, al Nord ed è arrivata al 13,5% nelle regioni meridionali. Con divari, quindi, tutto sommato accettabili. "Aiutini" degli insegnanti a parte.

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