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Norme e Tributi Diritto

Sugli «ascolti» il Csm verso il secondo no

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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2010 alle ore 17:47.

ROMA - È nell'aria una seconda bocciatura del ddl intercettazioni da parte del Csm. Se non ci saranno altolà dell'ultimissimo momento, oggi la commissione Riforma dell'Organo di autogoverno della magistratura comincerà a esaminare le 64 pagine vergate dall'Ufficio studi sul testo approvato dal Senato (ora in terza lettura alla Camera) e deciderà se trasformarle o no in un parere - ancora una volta negativo - sul provvedimento. La decisione sarà presa poco prima dell'arrivo a palazzo dei Marescialli del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che presiederà il plenum straordinario per la nomina del primo presidente della Cassazione (Ernesto Lupo sostituisce Vincenzo Carbone). Vista la delicatezza della materia e le turbolenze politiche-istituzionali che l'accompagnano, il Capo dello Stato - presidente anche del Csm - è stato informato la scorsa settimana della possibilità di un secondo parere, dopo quello approvato a giugno dell'anno scorso sul testo licenziato dalla Camera, ormai superato dalle modifiche votate a palazzo Madama. Ed è limitatamente a queste modifiche che il Csm intende dire la sua, prima di un nuovo voto a Montecitorio.

Il parere rappresenterebbe un'ulteriore indicazione per le correzioni che governo e maggioranza dicono di voler introdurre per superare l'ostacolo del Quirinale. Ieri i berlusconiani accreditavano la tesi di un accordo già fatto con il Colle proprio sulle correzioni, grazie alla mediazione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta. Ma dal Quirinale smentivano qualunque trattativa, confermando quanto Napolitano va ripetendo ormai da giorni, e cioè che non vuole essere coinvolto nella formulazione del provvedimento né intende dare soluzioni ai numerosi «punti critici» del ddl, emersi abbondantemente nel dibattito alla Camera e sottolineati da giuristi ed esperti della materia. Parole difficilmente conciliabili con l'intervento minimalista a cui pensa Silvio Berlusconi, limitato, cioè, a «poche» modifiche e di «lieve entità»: le intercettazioni ambientali, le proroghe rinnovabili degli ascolti (gli attuali 3 giorni potrebbero salire a 7 o a 10), le sanzioni agli editori.

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Tags Correlati: Angelino Alfano | Corte di Cassazione | Csm | Ernesto Lupo | Gianfranco Fini | Gianni Letta | Giorgio Napolitano | Italo Bocchino | Montecitorio | Norme sulla giustizia | Palazzo Madama | PDL | Pierferdinando Casini | Riforma | Udc

 

«Ora possiamo concentrarci sulla manovra economica e sulle intercettazioni», diceva ieri il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto, riferendosi al «superamento» del caso-Brancher. E indicava nel ministro della Giustizia Angelino Alfano l'uomo impegnato a «garantire la tutela della privacy con l'ottimo ddl uscito dal Senato, superando anche le criticità cui ha accennato qualche giorno fa il presidente della Repubblica».

Mercoledì potrebbe riunirsi la Consulta per la giustizia del Pdl per fare un punto sulle modifiche, in vista di martedì prossimo, quando scadrà il termine per gli emendamenti in commissione Giustizia. I berlusconiani confidano che nel frattempo i finiani escano allo scoperto (qualcuno sostiene addirittura che potrebbero farlo anche prima della scadenza), ma nell'entourage del Presidente della Camera la voce viene smentita. Anzi: Fini avrebbe consigliato ai suoi di aspettare, prima di muoversi, le prossime mosse del premier. «Come per il caso-Brancher, anche per le intercettazioni - osserva Italo Bocchino -, se Berlusconi ascoltasse di più Fini potrebbe risolvere il problema. Forse è opportuno il rinvio a settembre delle votazioni alla Camera e utilizzare questo tempo per fare modifiche che rendano la legge efficace per fermare gli abusi e per evitare gogne mediatiche». Stesso suggerimento - rinvio a settembre - arriva dal leader dell'Udc Pierferdinando Casini: «Mi auguro che Berlusconi accantoni il ddl e costruisca una soluzione condivisa da votare subito dopo l'estate. È bene evitare colpi di sole».
In questa impicciata situazione politica, il parere del Csm potrebbe dare il colpo di grazia al ddl o essere la bussola delle modifiche. Il rischio di suscitare le immancabili polemiche di interferenza è reale e sarà valutato oggi, a palazzo dei Marescialli, dove la delicatezza della situazione politico-istituzionale è chiara tanto quanto lo sono «i punti critici» del provvedimento. Il parere li tocca tutti, sia quelli attinenti le intercettazioni (durata, proroghe, competenza, scelta dei reati intercettabili, presupposti degli ascolti, ecc.) sia quelli sulla libertà di stampa: nell'uno e nell'altro caso, il giudizio è fortemente critico e, per superarlo, non basterebbero tre, quattro correzioni «di lieve entità».

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