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Questo articolo è stato pubblicato il 11 luglio 2010 alle ore 14:24.
ROMA - Si sfilano i governatori leghisti di Veneto e Piemonte, Zaia e Cota. Scopelliti, presidente della Calabria in quota Pdl alle prese con la morsa dei debiti sanitari, pensa ad alternative al muro contro muro col Governo. Anche la Polverini, sempre targata Pdl e che nel Lazio ha i suoi guai coi debiti di asl e ospedali, da buona sindacalista fa capire che con la controparte è sempre meglio trattare che rompere. Restituire al Governo le chiavi delle deleghe per i servizi del federalismo amministrativo? Calma e gesso. Il giorno dopo lo strappo col Governo, tra le regioni affiorano le prime crepe, non ancora una spaccatura del fronte dei governatori.
Ufficialmente sempre compatte nelle dichiarazioni e nei documenti, tra le regioni affiorano insomma distinguo formali. Avvisaglie già emerse dopo i timori per una corsa solitaria a trattare dei governatori di Lazio e sud sotto schiaffo per la sanità. Per non dire dei presidenti del Carroccio che non hanno mai nascosto di non volere la guerra a tutti i costi col Governo. Ma ieri c'è stato qualcosa in più nelle dichiarazioni dei governatori. Proprio mentre Vasco Errani (Emilia Romagna) ha confermato di aver già esposto «per correttezza istituzionale» in una telefonata al capo dello stato, Giorgio Napolitano, le preoccupazioni sugli effetti della manovra e sulla situazione dei rapporti istituzionali.
Da lunedì saranno giornate all'insegna di una trattativa sotterranea, chissà con quali risultati possibili in vista del varo della manovra giovedì in Senato. La volontà di tenere aperti i canali del dialogo c'è tutta. Lo stesso Calderoli lo ripete riferendosi al caso degli enti locali, ricevendo però dal governatore lombardo, Roberto Formigoni, una risposta da girare a Tremonti: «Siamo ben contenti che il dialogo possa riaprirsi, le regioni l'hanno sempre tenuto aperto. Sono stati i no del Tesoro a chiuderlo».
«Punto ad avere nuove competenze, non a restituire le deleghe. La partita vera – ha chiarito Roberto Cota (Piemonte) – si gioca sul federalismo, da fare al più presto. La disponibilità del governo ad accelerare è positiva». Netto, e articolato, anche Luca Zaia (Veneto): «Non sono della partita di chi vuol restituire le competenze, chiedo più competenze, altrimenti la regione chiude e il Veneto sparisce». Ma precisando: nessuna rottura del «fronte delle regioni».