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Questo articolo è stato pubblicato il 16 luglio 2010 alle ore 21:53.
Lo stop ai rinnovi contrattuali del pubblico impiego, contenuto nella manovra correttiva e ora in attesa del via libera definitivo della Camera, dimezza l'applicazione della meritocrazia introdotta dalla riforma del pubblico impiego.
La conferma arriva dalla stessa Funzione pubblica, in una circolare pubblicata sulla «Gazzetta Ufficiale» di giovedì, in cui Palazzo Vidoni divide in due la riforma dettata dal Dlgs 150/2009: una parte, concentrata soprattutto sulle nuove regole per gli integrativi, le relazioni sindacali e la valutazione, è di immediata applicazione, mentre le regole-chiave che impongono di legare al merito la quota prevalente del trattamento accessorio e istituiscono i premi annuali per i migliori dovranno attendere i rinnovi contrattuali. Queste partite, secondo il calendario indicato dalla manovra, sono rimandate al 2013, cioè dopo la fine del triennio senza contratti.