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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2010 alle ore 17:44.
In Parlamento sono due le proposte di legge che si occupano del divieto di indossare burqa e niqab. Tutti e due vogliono modificare l'articolo 5 della legge 152/1975, relativo al divieto di indossare caschi o indumenti che rendono difficoltoso il riconoscimento delle persone. Attualmente questo articolo vieta di indossare caschi e «qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo. Il divieto si applica anche agli altri indumenti». Dunque anche a burqa e niqab. Un articolo più volte modificato in senso restrittivo da provvedimenti anti-terrorismo e di ordine pubblico. I due disegni di legge presentati alla Camera, mirano, in un solo articolo, vietano in modo esplicito l'uso per le donne di religione islamica del burqa e del niqab.
I primi a scendere in campo sono stati, il 6 maggio 2009, due deputati del Pdl, la giornalista di origine marocchina Souad Sbai e l'avvocato penalista Manlio Contento. «La proposta di legge - spiegano i due deputati - intende rafforzare e puntualizzare la portata del divieto di utilizzo di mezzi atti a occultare tratti somatici del corpo e del viso, che rendono difficoltoso il riconoscimento della persona».
La seconda proposta di legge è firmata da due deputati dell'Udc, gli avvocati Pierluigi Mantini e Mario Tassone. Nella proposta di legge presentata il 3 dicembre 2009 si spiega che si vuole vietare l'uso di burqa e niqab non solo per i pericoli per la sicurezza e l'ordine pubblico, ma anche perchè «sono diventati simbolo dell'assoggettamento delle donne a una concezione che nega ad esse libertà e disponibilità del proprio corpo, e dunque diritti umani fondamentali, da parte di ideologie fanatiche ed estremiste incompatibili con la civiltà basata sul diritto, estranee alla religione musulmana». Anche qui un solo articolo che vieta esplicitamente l'uso di burqa e niqab.