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Norme e Tributi Approfondimenti

Più «autonomi» fuori dall'Irap

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Questo articolo è stato pubblicato il 02 agosto 2010 alle ore 08:02.

Si amplia la platea dei soggetti esonerati dal versamento Irap. Le pronunce della Cassazione continuano a ridefinire i profili di attività non obbligate a pagare l'imposta. Da ultimo, un contributo in questo senso è arrivato dall'ordinanza 15249/10 (si veda «Il Sole 24 Ore» del 17 e 18 luglio scorso). Si ripropone, quindi, l'interrogativo se versare o meno in vista dell'ultima scadenza del 5 agosto (come riportato nella pagina successiva) ma soprattutto su come comportarsi rispetto a quanto effettuato in passato.

Dentro o fuori
Il dilemma su chi rientra e chi no tra i soggetti passivi del tributo regionale si ripropone almeno sin da quando, nel 2001, la Corte costituzionale ha iniziato a definire il concetto di «attività autonomamente organizzata». Ciò che è cambiato, tuttavia, nel corso del tempo, ed in particolare in questi ultimi 3 anni, è il novero delle categorie di contribuenti interessate al possibile esonero dall'imposta: a mano a mano che la Cassazione ha precisato il proprio orientamento sulla delicata questione, la schiera di chi si è sentito chiamato in causa per carenza del presupposto si è infoltita. Dalle prime “storiche” sentenze del febbraio 2007 a oggi, la Suprema corte è sempre stata coerente ai principi inizialmente formulati, al punto che sempre più frequenti sono le ordinanze assunte in camera di consiglio, “liquidando” senza tentennamenti una questione che non presenta più, dal punto di vista meramente giuridico, dubbi di sorta.

Le singole situazioni
Ma, se sul piano del diritto non ci sono più interrogativi rilevanti, altrettanto non si può dire sotto l'aspetto della realtà operativa (il «mero fatto» come si legge nelle sentenze). Qui, infatti, si sbaglierebbe se si pensasse di poter semplificare la questione affermando che una certa categoria di imprese o di professionisti è soggetta all'Irap ed un'altra no. Come si evince dalla tabella a lato, invece, si deve infatti procedere per «profili» e non per singole categorie. Infatti il requisito determinante è l'assenza di un'organizzazione significativa di beni o di lavoro. Requisito che non è (né potrebbe essere) “patrimonio” di questa o di quella attività, ma resta collegato al singolo contribuente.

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Tags Correlati: Corte Costituzionale | Corte di Cassazione | Fisco |

 

I requisiti
I lavoratori autonomi (individuati all'articolo 53 del Tuir) sono stati i primi a mettere in discussione il concetto di «auto-organizzazione», e la battaglia è stata vinta con numerose sentenze della Cassazione del 2007, di cui l'Agenzia ha preso atto con circolare 45/08. Resta (ma qui è il legislatore che dovrebbe fare la sua parte) il dubbio legato al quantum di beni che costituisce la dotazione minima necessaria per lo svolgimento dell'attività, che, in quanto tale, non può costituire quel «quid pluris» richiesto dalla Suprema corte per qualificare il tributo. Poi, risulta evidente che «l'equipaggiamento minimo» di un cardiologo è ben differente da quello di un avvocato. Particolare è la situazione di chi, come il medico in convenzione con il Ssn, vede dipendere i propri compensi da un fattore esogeno (numero dei mutuati) e non dalla struttura messa in campo. In tal caso, però, è ormai certo che la struttura richiesta dalla convenzione con il Ssn è da considerarsi minimo indispensabile e, per conseguenza, non determina il versamento del tributo. Controverso, infine, è il ruolo che può assumere la disponibilità dell'immobile o il fruire di servizi “esternalizzati”, mentre è oramai chiaro che, se l'apporto di praticanti o quello di collaboratori occasionali è pressoché ininfluente, così non è per addetti stabili, anche se con funzioni meramente esecutive.

Agenti e promotori
La possibilità per questi intermediari di "chiamarsi fuori" dall'Irap è diventata realtà con l'intervento delle Sezioni unite della Cassazione (sentenze 12108 e 12111 del 2009), di cui l'Agenzia ha preso atto con la circolare 28/E di quest'anno. È raro che questi soggetti abbiano al proprio servizio strutture organizzate, ma delicato è ancora una volta il ruolo svolto dall'immobile (magari messo collettivamente a disposizioni dalla casa mandante) o la presenza di «sub-agenti» e meri procacciatori d'affari.

Artigiani e piccole imprese
Vera e propria “new entry” dell'estate 2010 (grazie all'ordinanza 15249 del 24 giugno), questa folta schiera di contribuenti (nel caso non «minimi») si sta interrogando sul confine quantitativo dell'esonero. Chi ha sede a casa propria e dispone dei pochi mezzi necessari all'attività, può cessare i versamenti senza troppi patemi. Per gli altri, si profila un iter simile a quello che ha caratterizzato in questi anni i professionisti, sempre che non intervenga un chiarimento interpretativo delle Entrate.

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