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Norme e Tributi Enti locali e PA

Dai sindaci un via libera condizionato

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Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2010 alle ore 08:15.

Tutto si gioca sull'incrocio tra federalismo municipale e manovra. L'autonomia fiscale disegnata dal decreto approvato ieri dal governo prevede di muovere i primi passi dal 2011, e può quindi offrire le prime compensazioni ai sacrifici chiesti dalla manovra correttiva, ma i sindaci ricordano anche la seconda gamba dell'intesa con il governo: la «finestra di verifica» sui tagli si chiude a ottobre, ma all'Anci sottolineano che vista la confusione politica sarebbe il caso di accelerare.

Sui meccanismi fissati dal decreto, che «ricostruisce una situazione di normalità europea» rendendo i sindaci protagonisti del fisco immobiliare, i giudizi sono tutti positivi, con tonalità che cambiano con la casacca politica del sindaco che li esprime. Attilio Fontana, sindaco leghista di Varese spesso critico con il governo "amico" quando si affronta il patto di stabilità, sul federalismo fiscale ripone l'ascia di guerra e parla di «nuova era per i comuni. L'autonomia impositiva dà l'opportunità ai virtuosi di esserlo fino in fondo, e obbliga le amministrazioni incapaci ad avvicinarsi al modello di una governance corretta». Sulla stessa linea Osvaldo Napoli, deputato Pdl e vicepresidente vicario dell'Anci, che sottolinea «i risultati importanti di un confronto serio e proficuo fra sindaci e governo», mentre nei comuni di centrosinistra l'entusiasmo è in genere più stemperato: «Il decreto è un primo risultato positivo – riconosce da Livorno Alessandro Cosimi – ma il quadro rimane critico e negativo». «Attenti alla perequazione – aggiunge Vito Santarsiero, sindaco di Potenza – perché i meccanismi fiscali messi in campo dal decreto devono essere tali da garantire risorse anche ai comuni meridionali»; dove il gettito fiscale prodotto dal mattone può fermarsi anche al 20% rispetto ai centri più ricchi, concentrati nel Centro-Nord, ma le promesse più importanti sono legati alla lotta a un'evasione che sugli affitti raggiunge un'intensità fino a 10 volte superiore rispetto alle regioni settentrionali (si veda Il Sole 24 Ore del 5 luglio).

L'incertezza che ancora domina tutti i numeri del decreto attuativo, in realtà, impedisce una parola definitiva sui risultati attesi dal federalismo municipale. Il primo appuntamento segnato in agenda è quello del 30 novembre, data entro la quale un decreto del ministero dell'economia dovrà decidere la quota dei tributi immobiliari destinata davvero alle casse locali. Questa prima decisione porta con sé anche la misura della perequazione fra centri dal mattone ricco e comuni dal fisco immobiliare meno generoso, che nei primi cinque anni di vita del nuovo sistema sarà alimentato da due sezioni alimentate rispettivamente dall'Irpef immobiliare e dalle altre imposte. Ad accrescere le incognite c'è anche il balletto dei numeri sull'aliquota della cedolare secca opzionale che dovrebbe partire dal 2011. Le ipotesi circolate nelle scorse settimane, che fissavano il prelievo al 23%, avrebbero imposto ai sindaci di recuperare il 60% dell'evasione per riequilibrare i conti con la vecchia Irpef degli affitti; l'idea finale di abbassare l'asticella al 20% alza ulteriormente il target dell'anti-evasione.

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Rimane da capire, poi, il destino dei "premi" per la partecipazione dei comuni alla lotta all'evasione dei tributi erariali; il decreto alza l'incentivo al 50% del riscosso, pochi giorni dopo che la manovra correttiva lo aveva ritoccato dal 30 al 33%, ma precisa che dei risultati di questo impegno dei sindaci «si terrà conto» nel riparto delle risorse di perequazione. Dal rapporto fra queste due voci dipenderà il reale effetto incentivante dei premi ai sindaci per la lotta all'evasione.
G.Tr.

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