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Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2010 alle ore 08:02.
Condividere tutte le informazioni per rendere più efficace la lotta al sommerso e per coordinare l'attività ispettiva, come previsto dal decreto legislativo 124/04. È questa la logica alla base del protocollo d'intesa firmato ieri dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, dai presidenti di Inps e Inail, rispettivamente Antonio Mastrapasqua e Marco Fabio Sartori, e dal direttore dell'agenzia delle Entrate, Attilio Befera. All'incontro erano presenti, per il Lavoro, anche il segretario del ministero del Lavoro, Francesco Verbaro, il direttore generale delle Attività ispettive, Paolo Pennesi, e la responsabile dell'innovazione tecnologica, Grazia Strano.
L'accordo prevede lo scambio dei dati in materia di attività ispettiva. Le parti, si legge nell'intesa, si fanno carico dei costi che scaturiscono dall'attuazione del protocollo.
Grazie a questo accordo, che ha una durata triennale, rinnovabile, tutti i soggetti coinvolti nell'attività ispettiva si impegnano a mettere a disposizione dei "compagni di squadra" i dati contenuti nei propri archivi. In particolare, nell'allegato al protocollo sono indicate, ente per ente, le informazioni messe in comune: tra queste verbali ispettivi e calendario delle ispezioni, dati riferiti al cassetto previdenziale, informazioni di interesse emerse in sede di accertamento fiscale. E poi, dati anagrafici e dichiarativi, richieste del Durc, nomi e cognomi dei lavoratori che fruiscono di trattamenti di sostegno al reddito e aziende che beneficiano di interventi di Cig.
Per migliorare le capacità di gestione delle attività istituzionali, poi, ciascuna delle parti si impegna a stipulare accordi a carattere bilaterale. Più in particolare, i servizi di fornitura e di accesso ai dati saranno regolati da convenzioni di cooperazione informatica, che potrebbero essere concluse già dalla prossima settimana.
«La condivisione delle banche dati – spiega Pennesi – è già operativa per i 3.700 ispettori del Lavoro. Ciascuno può controllare via computer se un'azienda ha versato le ritenute, oppure riscontrare la retribuzione di un dipendente, conoscendo anche la sua posizizione e le ore lavorate. Tutto questo senza chiedere carta ai datori di lavoro o ai consulenti che li assistono». Sul territorio, dunque, vuol dire risparmiare tempo e avere subito a disposizione le informazioni rilevanti per procedere nell'attività di verifica. C'è poi un'altra linea d'azione aperta dalla messa in comune delle banche dati. «L'incrocio delle informazioni – prosegue Pennesi – consentirà di elaborare indicatori di rischio via via più raffinati che potranno indirizzare l'attività ispettiva. Per esempio, non è plausibile un'azienda che commercia al dettaglio materiale elettrico, con un fatturato di 3 milioni di euro, che risulta priva di lavoratori dipendenti. Ebbene, questa attività di intelligence diventerà sempre più frequente a livello centrale e di direzioni regionali e territoriali».