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Questo articolo è stato pubblicato il 09 settembre 2010 alle ore 08:41.
Nei Comuni che non hanno scelto ancora di delegare la riscossione di Ici, Tarsu, multe, rette scolastiche, e di altre entrate proprie, attraverso una gara pubblica, c'è molta preoccupazione. Terminate le vacanze estive, le amministrazioni (sono interessate anche quelle provinciali) si sono ritrovate alle prese con una procedura complessa per adeguarsi al nuovo regime che – salvo proroghe – dovrà entrare in vigore dal 1° gennaio 2011.
Nella maggior parte dei casi si dovrà, infatti, ottenere in poco meno di quattro mesi l'approvazione da parte del consiglio di una delibera che modifichi il regolamento comunale e indire la gara d'appalto. Queste nuove modalità sull'affidamento del servizio di riscossione sono state prescritte con una serie di interventi legislativi varati a partire dal 2005 (si veda l'articolo sotto). In particolare, senza una gara a evidenza pubblica, dal 2011 i comuni non potranno esternalizzare la riscossione coattiva e si troveranno in seria difficoltà. I ritardi accumulati vanno, infatti, ad aggiungersi alla mancata – concreta – parificazione dei poteri attribuiti a comuni e concessionari locali rispetto a Equitalia per quanto riguarda l'esecuzione forzata e rischiano di minare il processo di liberalizzazione del settore.
Equitalia che in questi anni ha affiancato la maggior parte degli enti locali, incrementando le percentuali di imposte recuperate rispetto alle precedenti gestioni, non intende rinunciare al proprio ruolo e si sta preparando a prendere parte, quando saranno indette, alle gare. Nei giorni scorsi i municipi che si avvalgono della riscossione di società del sistema pubblico sono stati "avvisati" con una comunicazione ufficiale dagli uffici di Equitalia. Dal canto suo l'Anci è consapevole dei problemi con cui sono alle prese sia i piccoli che i grandi comuni e dovrebbe rendere note a breve le proprie indicazioni ai sindaci.
Sempre sul fronte della lotta all'evasione proprio ieri, con una nota, l'Associazione dei comuni e l'Ifel hanno bocciato le nuove e "scarse" regole sui consigli tributari. Questi ultimi, si legge nella nota, non rappresentano «una priorità per l'azione comunale in materia di partecipazione all'accertamento». Nessuno dei compiti comunali «viene inficiato da un ritardo nella costituzione dei nuovi Consigli né tale ritardo appare oggetto di sanzione sotto alcun profilo». Ciascun comune dunque può costituire i nuovi organismi regolamentandoli autonomamente e qualificandoli in senso consultivo, facendo attenzione «all'aggravio procedurale» e «all'espansione dei costi, insito nella creazione di nuovi organi, in un contesto di drastica stretta economico-finanziaria che sta incidendo gravemente».