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Questo articolo è stato pubblicato il 09 settembre 2010 alle ore 16:07.
Una battaglia legale a colpi di ranking, chiavi di ricerca e algoritmi. Dopo l'annuncio dell'indagine Antitrust aperta dal procuratore generale del Texas Greg Abbott e relativa al funzionamento dell'algoritmo su sui si basano le ricerche Internet, Google si prepara all'ennesima chiamata in Tribunale. L'indagine parte dalla segnalazione dei siti americani my Triggers, Source Tool/Trade Comet e dell'inglese Foundem che hanno accusato il motore di ricerca più famoso al mondo di ridurre il traffico sui loro siti attraverso la manipolazione dei risultati.
Lo ha annunciato qualche giorno fa lo stesso Don Harrison, vice consigliere generale, sul blog della compagnia. «Ci rendiamo conto che con la crescita del business di Google avremo sempre più domande sul funzionamento del nostro business», ha scritto Harrison sul blog.
Domande che in molti casi arrivano associate a una richiesta di risarcimento danni.
Solo pochi giorni fa Google ha accettato di pagare 8,5 milioni di dollari per placare l'ira di Eva Hibnick, cittadina della Florida che si era affidata allo studio legale Audet & Partners LLP per intentare una class action relativa alla privacy violata dal servizio Google Buzz.
Il fenomeno non è limitato agli Stati Uniti. A inizio settembre il Tribunale regionale di Amburgo, in Germania, ha condannato Google per aver caricato sul portale YouTube alcuni video della cantante inglese Sarah Brightman che violavano la legislazione sul copyright.
In Europa, Google è finito nel mirino anche per questioni Antitrust. In estate il commissario europeo per la concorrenza Joaquin Alumnia ha esaminato le segnalazioni di alcune società tra cui Microsoft relative alla manipolazione dei ranking.
In Italia, nell'ambito dell'istruttoria avviata lo scorso agosto dall'autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) per un presunto caso di posizione dominante, Google ha presentato all'autorità l'impegno a rendere noti i dati relativi alla spartizione del fatturato tra gli affiliati al programma Ad Sense e a lasciare agli editori la possibilità di escludere i contenuti editoriali dall'aggregatore Google News senza variare il posizionamento degli articoli nella ricerca generale Google.
Nella presentazione degli impegni Google era stata assistita dallo studio legale americano Cleary Gottlieb Steen & Hamilton e in particolare dagli specialisti Mario Siragusa e Saverio Valentino.