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Questo articolo è stato pubblicato il 11 settembre 2010 alle ore 09:33.
L'Anci interviene sulla riforma della riscossione ormai alle porte e chiede un «ulteriore intervento legislativo chiarificatore, così da dissipare ogni residua ambiguità». Con una circolare che lunedì sarà trasmessa a tutti i comuni italiani (già disponibile in esclusiva, correlata a questo articolo, per i lettori del Sole 24 Ore.com) l'Associazione e l'Ifel puntano il faro sulle questioni più dubbie con cui gli enti locali si stanno confrontando (si veda «Il Sole 24 Ore» del 9 settembre).
«Al 1° gennaio del 2011 – spiega Angelo Rughetti, segretario generale Anci e presidente del consiglio direttivo Ifel – il servizio pubblico di riscossione non sarà più tenuto a gestire la riscossione coattiva degli enti locali, lasciando all'iniziativa dei comuni e delle province la parte più delicata del processo di acquisizione delle entrate. In questo contesto sarebbe auspicabile un rapido intervento di riordino dell'intera disciplina, assicurando gli adeguati elementi di concorrenza per gli operatori qualificati del settore e, al tempo stesso, garantendo agli enti locali l'accesso al servizio nazionale di riscossione».
L'opzione dell'affidamento a soggetti esterni per l'Anci va considerata come non prioritaria: «Si ritiene che la soluzione della gestione diretta delle attività in questione sia quella da preferire e, comunque, da valutare in prima istanza». Il Comune, con la gestione diretta o attraverso una società in house, può mantenere un controllo costante su attività di grande rilievo. «Recenti fatti di cronaca riguardanti l'affidamento a terzi della gestione delle proprie entrate – precisa la nota Anci-Ifel, e il riferimento al default di Tributi Italia appare lampante – hanno evidenziato l'importanza che il comune, anche quando esternalizza mantenga un controllo penetrante dell'attività svolta dai gestori, controllo che non può prescindere da una diretta conoscenza delle attività oggetto di affidamento e dal rigoroso mantenimento in capo al comune del possesso delle informazioni sulle basi imponibili e sugli adempimenti dei contribuenti».
Per l'Anci vanno abbandonati i contratti che prevedono «la gestione da parte del soggetto terzo incaricato dei canali d'incasso della riscossione spontanea, se non nell'ambito di procedure che assicurino un automatico e pressoché immediato riversamento delle somme nella tesoreria comunale (cash pooling), così da sgombrare il campo alla radice da qualsiasi ipotesi di utilizzo improprio dei riversamenti periodici da parte del concessionario».