Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2010 alle ore 17:52.
Lanciare oggetti contro la polizia e istigare alla violenza gli altri tifosi può costare otto anni di carcere. Anche se alla fine l'ordine viene ristabilito e la partita si gioca regolarmente. La Corte di Cassazione con la sentenza n. 33508 non ha fatto sconti agli ultrà che il 5 novembre del 2006 in occasione della partita Avellino-Salernitana avevano aggredito gli agenti lanciando dagli spalti oggetti contundenti e insultandoli.
La furia dei "tifosi" si era poi estesa alle strutture dello stadio con porte prese a calci e pezzi di plexiglas divelti, il tutto incitando gli altri ultrà a imitare le azioni violente. Attacchi documentati con fotografie, filmati e testimonianze, raccolti per contestare una serie di reati che – secondo la difesa degli hooligan nostrani – potevano essere tutti ricompresi nel «turbamento delle manifestazioni sportive».
Una lettura con cui gli ermellini non sono d'accordo. Secondo il collegio di piazza Cavour, infatti, la turbativa degli eventi sportivi entra in concorso con gli altri reati e non li assorbe. Il risultato del ragionamento dei giudici sono pene che vanno dagli 8 ai 5 anni.
Nessuna attenuazione nell'entità delle condanne neppure in considerazione del fatto – come chiesto ancora dai ricorrenti – che la partita, terminata 4 a 0 per l'Avellino, si era comunque giocata regolarmente. Merito che certamente non può essere attribuito ai fan scatenati. «Il ripristinato controllo della situazione da parte delle forze dell'ordine – si legge nella sentenza – non cancella quanto di illecito sia stato in precedenza commesso».