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Norme e Tributi Diritto

Crolla il castello del Lego, niente tutela comunitaria per i mattoncini a incastro

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Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2010 alle ore 16:24.

Cade il monopolio della Lego nel mercato dei mattoncini colorati per bambini. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia europea con la sentenza di oggi nella causa C -48/09 P, che ha dato il via libera alla concorrenza nel mercato dei mattoncini a incastro. Il giocattolo più famoso del dopoguerra non godrà della tutela comunitaria del marchio perché a contraddistinguerlo è soltanto la forma del prodotto necessaria per ottenere il risultato dell'incastro. Secondo il diritto comunitario, infatti, possono essere registrati come marchi comunitari soltanto i segni riproducibili graficamente, come le parole, i disegni, le forme o le confezioni.

La causa
La Lego produce mattoncini colorati dal 1934, ma il successo del gioco inizia a partire dagli anni'50, quando il marchio viene registrato ufficialmente in Danimarca. Da allora le costruzioni a incastro non conoscono rivali, entusiasmando gradualmente i bambini di tutto il mondo. Nel 1996 il gigante global player danese chiede ed ottiene la registrazione del marchio comunitario per blindare la massiccia concorrenza. Ed è proprio la Mega Brands, concorrente nel segmento dei mattoncini colorati, a chiedere l'annullamento della registrazione all'ufficio per il rilascio dei marchi comunitari. Da qui il ricorso della Lego al Tribunale europeo, che nel 2008 conferma il divieto alla registrazione.

Ma la società danese non si perde d'animo e impugna la sentenza davanti alla Corte di giustizia europea che oggi ha confermato la decisione del primo grado. Per la Corte del Lussemburgo, l'elemento più significativo dei mattoncini Lego consiste in "due file di sporgenze sulla superficie superiore di tale mattoncino, necessarie per ottenere il risultato tecnico cui è destinato il prodotto, ossia l'incastro del mattoncini stessi". Tanto non basta per ottenere la registrazione del marchio.

La disciplina comunitaria dei marchi tridimensionali
La decisone della Corte europea è conforme a un orientamento che ormai da qualche anno ha sancito che un marchio per ottenere la registrazione comunitaria deve avere quelle caratteristiche distintive esclusive che lo rendano assolutamente riconoscibile al consumatore medio. Il carattere distintivo del marchio invocato dal regolamento comunitario 40/94 fa sì che vengano escluse dalla tutela tutte quelle soluzioni tecniche che possono essere ottenute attraverso una varietà potenzialmente indistinta di combinazioni. Come quelle dei mattoncini, appunto. Con questa motivazione la Corte europea aveva già escluso la registrazione delle forme tridimensionali della cioccolata, di una bottiglia di plastica e di alcuni sacchetti bombati per bevande. La stessa sorte è capitata oggi alla Lego, già toccata dalla grande crisi finanziaria, e che oggi sarà costretta a fronteggiare una concorrenza sempre più incalzante.

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Tags Correlati: Corte di Giustizia | Lego | Norme sulla giustizia

 

Le conseguenze
La Ue apre le porte a un mercato potenzialmente in forte espansione. Chiunque – precisa la Corte – può ottenere lo stesso risultato tecnico dell'incastro, anche con forme e idee diverse da quelle per anni adottate dalla società danese. Ma la forma tridimensionale della Lego non può essere tutelata con la registrazione del segno tridimensionale, che di fatto conferirebbe all'impresa una posizione di monopolio incompatibile con i principi della libera concorrenza del mercato. Resta però la tutela generale in caso di concorrenza sleale dei competitor.

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