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Norme e Tributi Fisco

Presidenti regionali divisi sull'Irap libera

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Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2010 alle ore 08:47.

MILANO - Carta bianca alle Regioni sull'Irap? Di fronte all'ipotesi formulata dal ministro della Semplificazione Roberto Calderoli su «Il Sole 24 Ore» di ieri, la schiera dei governatori si spacca. E non solo in base alle diverse appartenenze politiche.
Conti alla mano, cancellare un'imposta che da sola copre buona parte dei bilanci regionali non sarà facile e tanto meno immediato. Ma dal Piemonte Roberto Cota è entusiasta: «È musica per le mie orecchie», dice il governatore leghista, che proprio in tema di Irap nei mesi scorsi ha già introdotto uno sgravio di 15mila euro spalmato sul triennio per le imprese che assumono; «la manovrabilità fiscale è fondamentale per il territorio, soprattutto quando c'è da attrarre nuove aziende o convincere quelle già presenti a non delocalizzare».

Più prudenti tutti gli altri. A partire dall'altro compagno di partito del ministro Calderoli: in una regione che conta oltre 650mila imprese, l'80% delle quali con meno di 15 dipendenti, il veneto Luca Zaia sa bene quanto sia importante agire sulla leva fiscale, ma «la verità è che in questa fase di transizione verso il federalismo dobbiamo trovare anzitutto il punto di equilibrio». Risultato: «L'abbassamento dell'Irap non è certo attuabile a breve », taglia corto Zaia, che di fatto si colloca sulle stesse posizioni della presidente del Lazio, Renata Polverini: «Azzerare il gettito Irap porrebbe enormi problemi di sostituzione di un'entrata fondamentale rispetto alla quale chiediamo, invece, una maggiore libertà di manovra». Freno e frizione anche per il lombardo Roberto Formigoni: al Pirellone non si esclude una sforbiciata all'Irap, ma a patto che «il suo gettito venga sostituito con una cessione da parte dello Stato di una quota dell'Irpef, che sia snella e manovrabile e non "addizionale", perché la pressione fiscale complessiva non deve aumentare».
Tiepida accoglienza al sud, a tratti polemica. «L'ipotesi di azzerare l'Irap una volta che i conti lo permetteranno – dichiara il presidente della regione Calabria, Giuseppe Scopelliti – non è da scartare a priori. Eppure, potendo intervenire sul fisco, privilegerei misure a diretto beneficio delle famiglie». Ironico e provocatorio l'assessore all'economia della Regione siciliana, Michele Cimino: «Le dichiarazioni del ministro Calderoli mi interessano sempre. Se trovassero riscontro nella realtà, la Sicilia riuscirebbe infatti a coronare quel vecchio sogno indipendentista naufragato nel 1946: un'isola indipendente e sovrana sul modello di Malta, con il diretto controllo su patrimonio e raffinerie. Dovremmo però chiederci: siamo sicuri che, a queste condizioni, il Paese ci farebbe un affare?».

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Tags Correlati: Claudio Burlando | Irap | Italia | Luca Zaia | Michele Cimino | Michele Pelillo | Roberto Calderoli | Roberto Cota | Roberto Formigoni |

 

No comment dalla Regione Campania, tra i governatori del centro sinistra c'è chi parla di «scherzo», come il ligure Claudio Burlando, e c'è chi vede nella proposta di Calderoli una forma di strabismo politico: «Il governo da un lato taglia e dall'altra ci invita ad azzerare l'Irap. Le due cose non stanno chiaramente insieme», fa notare l'assessore al bilancio della regione Toscana, Riccardo Nencini. In Toscana l'Irap vale 2 dei 9 miliardi di entrate regionali, ragione per cui «la proposta Calderoli – aggiunge Nencini – è inapplicabile», ma anche in Basilicata, dove l'imposta vale 100 milioni, il taglio non sarebbe indolore: «Qualora perdessimo queste risorse, il governo dovrebbe indicarci in quali direzioni recuperare una somma analoga per far quadrare il bilancio», spiega il presidente della regione Basilicata, Vito De Filippo.
«Il risanamento dei conti è una priorità, siamo disposti a parlarne», aggiunge ancora Burlando, ma «non accettiamo una proposta che di fatto cancellerebbe in un colpo solo buona parte del nostro sistema sanitario». Perentorio anche l'assessore pugliese al Bilancio, Michele Pelillo: «La sensazione – chiosa – è che l'asse Tremonti-Lega stia lavorando ad acuire le disparità che dividono le due parti del Paese. La Puglia ha i conti in regola e può sedersi a qualsiasi tavolo, ma il clima che c'è in Italia non fa comunque pensare a riforme condivise».

A cura di Marco Ferrando, Andrea Gennai, Francesco Nariello, Matteo Prioschi, Francesco Prisco, Silvia Sperandio

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