Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 18 settembre 2010 alle ore 09:36.
Le tariffe minime inderogabili non esistono più, il Codice civile prevede il principio della libera contrattazione tra le parti. Claudio Siciliotti, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, difende il ruolo della tariffa adottata con decreto ministeriale.
Presidente, ha ancora senso la tariffa per legge?
È una domanda impegnativa. Credo che resti un riferimento importante, più per il cliente che per lo stesso professionista. E poi costituisce una tutela per i giovani.
I minimi, però, non sono più vincolanti. Quindi, perché la tariffa?
Non abbiamo mai fatto una battaglia per l'inderogabilità. Tuttavia, per le funzioni a valenza pubblicistica, nei confronti della pubblica amministrazione o nei casi in cui il professionista si trova, rispetto alla controparte, in posizione di debolezza una riflessione sulla derogabilità sarebbe opportuna. La tariffa è un riferimento per la nuova professione, dopo l'unificazione di dottori e ragionieri.
Dal '94 la tariffa era la stessa.
Sostanzialmente sì, ma qualcuno poteva dire "non siete più i vecchi dottori o i vecchi ragionieri". Siamo soddisfatti perché è un riferimento aggiornato e imprescindibile, anche se siamo consapevoli che un conto è avere la tariffa, altra cosa è farla applicare.
Nelle norme di comportamento del collegio sindacale, su cui avete aperto il confronto, sollecitate i colleghi a far rispettare gli onorari.
Il problema è di non aprire una gara al ribasso per le prestazioni. Non si può far passare il principio, per un tozzo di pane, che le prestazioni siano di scarso valore.
Gli aumenti medi della nuova tariffa sono del 50 per cento. Fa impressione.
Se si stabilissero adeguamenti automatici ogni anno, senza dover rincorrere gli aumenti per 20 anni, avremmo dei ritocchi praticamente ininfluenti.
Ha parlato di tariffa aiuto per i giovani. Perché?
Chi è all'inizio della professione ha meno forza nel definire il valore delle proprie prestazioni. Se c'è una legge che lo stabilisce, anche i giovani hanno più possibilità di sottrarsi a situazioni di subalternità.