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Norme e Tributi Fisco

IVA NON DETRATTA / Unico sconta i costi di viaggio

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Questo articolo è stato pubblicato il 21 settembre 2010 alle ore 08:02.

L'Iva non detratta delle spese di vitto e alloggio, documentate da fattura, è deducibile con le regole applicabili ai costi di riferimento, se nel documento mancano i dati dei fruitori del servizio o se la fattura, rimborsata a piè di lista nel cedolino, è intestata al dipendente o all'amministratore e, comunque, non all'impresa. Sono due esempi – che possono influenzare la compilazione di Unico 2010, da inviare entro giovedì 30 settembre – e che derivano dall'intreccio della normativa dell'Iva e dei redditi sulle spese di vitto, alloggio, rappresentanza e sulle liberalità ai dipendenti.

Iva non detratta
Con la circolare 25/E del 2010 l'agenzia delle Entrate ha modificato l'interpretazione restrittiva della risoluzione 84/E del 2009, concedendo la deduzione (con le regole del relativo costo) all'Iva non detratta sulle prestazioni alberghiere e sulle somministrazioni di alimenti e bevande, per le quali, al posto della fattura, venga richiesto lo scontrino o la ricevuta fiscale. Secondo le Entrate, resta indeducibile, ai fini Ires e Irap, l'Iva documentata da fattura e non detratta, per scelta dell'impresa o del professionista. Tuttavia, considerando che l'articolo 19, comma 1 del Dpr 633/1972 sancisce «il diritto alla detrazione dell'imposta» e che l'imprenditore è libero di esercitarlo in base alla «convenienza economica», la fondazione studi dei consulenti del lavoro ritiene che il differente trattamento riservato alle ricevute/scontrini e alle fatture sia una «violazione del principio di uguaglianza» (circolare 9/2010). Secondo le Entrate, l'Iva non detratta è indeducibile ai fini Irap anche per le società di capitali, ma questa posizione è stata criticata, tra gli altri, da Assonime nella circolare 16 del 2009 (nota 40), poiché i soggetti Ires applicano il metodo del bilancio.

Trasferte
Per le trasferte fuori dal comune, non vanno indicate nel libro unico del lavoro le fatture pagate da dipendenti o amministratori per spese, sostenute in nome e per conto dell'impresa e intestate a quest'ultima (interpello del ministero del Lavoro 27/2010). In questo caso, non si applica la limitazione al 75% del costo, ma la deduzione è piena, fino a 180,76 euro giornalieri (258,23 euro, se all'estero). Oltre questo limite, le spese sono indeducibili (articolo 95, comma 3, Tuir). Se i dati relativi ai fruitori del servizio sono indicati nella fattura o in una nota allegata, la relativa Iva può essere detratta. Secondo le Entrate, l'Iva non detratta, per scelta, è indeducibile.

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Se mancano i dati dei fruitori, però, l'Iva è oggettivamente indetraibile, quindi, la sua deduzione segue le regole valide per il relativo costo. Ciò vale anche nei casi in cui la fattura sia intestata al dipendente o all'amministratore e non all'impresa (nota ministeriale 21 settembre 1979, n. 9-1108), dove il suo rimborso avviene attraverso una nota spese a piè di lista, da includere nel libro unico del lavoro.

Amministratori di Sas e Snc
A differenza degli amministratori (non professionisti) di società di capitali, le Entrate hanno escluso la deduzione piena (fino a 180,76 euro giornalieri, 258,23 euro all'estero) alle trasferte, fuori dal Comune, dei «soci di una Snc (o altra società di persone)», applicando, invece, la deduzione al 75% (circolare 6/E/2009, risposte 3 e 4). Tuttavia, i soci di Snc e gli accomandatari di Sas sono sempre amministratori e «le somme e i valori in genere, a qualunque titolo percepiti» (quindi, anche i rimborsi spese per vitto e alloggio) «in relazione agli uffici di amministratore» di società o altri enti «con o senza personalità giuridica» sono «assimilati ai redditi di lavoro dipendente» e ne seguono le regole (articolo 50, comma 1, lettera c-bis, Tuir).

IL FISCO E LE SPESE AZIENDALI
Ristorante o catering per le cene aziendali offerte ai dipendenti, ad esempio, prima di Natale o per festeggiare i 20 anni di attività, sono deducibili al 75 per cento. Ma questo importo non può superare il «5 per mille dell'ammontare delle spese per prestazioni di lavoro dipendente» di Unico (Commissione tributaria centrale 2662 del 14 luglio 1994). Se si usa la mensa aziendale, si applica solo la limitazione delle erogazioni liberali ai dipendenti (5 per mille) e non quella della somministrazione (75 per cento). In entrambi i casi, l'Iva è indetraibile per mancanza di inerenza e la deduzione è quella del relativo costo.

CLIENTI E FORNITORI
Se la cena aziendale è rivolta indistintamente a clienti, fornitori, agenti, giornalisti e istituzioni, il costo della somministrazione, comprensivo dell'Iva indetraibile, deve essere ridotto del 25 per cento. In tal caso, il risultato deve rispettare i limiti di congruità, stabiliti per le spese di rappresentanza, in base al decreto ministeriale 19 novembre del 2008.

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