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Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2010 alle ore 16:26.
È un provvedimento che piace, ai piccoli proprietari immobiliari, quello della cedolare secca. «Ci aspettiamo un'adesione quasi totale», è pronto a sbilanciarsi l'avvocato Silvio Scarsi, presidente dell'Asppi Milano.
Sono abbastanza affollate in questi giorni le sedi milanesi delle associazioni dei piccoli proprietari (come l'Asppi, la Confappi o l'Uppi): chi possiede un appartamento inizia a porsi degli interrogativi e, se lo affitta, si informa sulle conseguenze delle nuove normative. «La cedolare secca per noi è una cosa ottima – conferma l'avvocato Paolo Giuggioli, presidente Uppi Milano –. Oltre a essere un forte incentivo per l'emersione di tutti i contratti in nero, il provvedimento porterà dei benefici indiretti anche agli inquilini: pagando meno tasse si può far pagare meno agli affittuari, ridurre il canone rispetto a quello che paga adesso, senza intaccare la garanzia di rendimento».
A Milano e nel resto della regione il passaggio a questo regime fiscale dovrebbe dunque essere netto. «Se si inizia subito così, su 200mila appartamenti in affitto a Milano, è chiaro che la diminuzione delle entrate da tassazione per lo Stato sarà drastica. Esattamente come accadde per l'Ici sulla prima casa», aggiunge Giuggioli. Secondo i piccoli proprietari la cedolare secca potrebbe avere dei riflessi anche sul fenomeno dello sfitto: a Milano si parla di circa 40-50mila appartamenti. «Questa agevolazione potrebbe indurre i proprietari a non fare richieste assurde, a calare le pretese. E magari affittare un appartamento a Milano diventerà più facile», conclude il presidente dell'Uppi Milano. Anche se c'è chi è pronto a giurare che, in questo caso, «il vero problema resta la contrattualistica, poco elastica e poco appetibile», afferma Scarsi dell'Asppi Milano.
Non va giù, invece, ai piccoli proprietari il meccanismo di denuncia che "sconta" il canone all'inquilino che denuncia le irregolarità: l'obiezione è quella di illegittimità nei confronti di un provvedimento che altera la pattuizione privata. «Si possono prevedere delle sanzioni, ma non si può incidere così drasticamente sui canoni, alterando il mercato», denunciano.