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Norme e Tributi Diritto

Durata record per esecuzioni e fallimenti. Quasi dieci anni per una causa civile

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Questo articolo è stato pubblicato il 04 ottobre 2010 alle ore 08:11.

Nove anni e mezzo dal tribunale alla Cassazione, qualcosa in meno se in primo grado ci si siede davanti al giudice di pace. E se poi in palio c'è una bella somma da recuperare allora i tempi si allungano ancora. È questa la fotografia scattata dall'ufficio statistica del ministero della Giustizia, che per la prima volta ha fornito dati relativi alla durata «effettiva» delle cause civili attraverso il monitoraggio delle performance delle sedi giudiziarie nel triennio 2006-2008.

Questa volta non si parla di stime o di previsioni del tempo necessario per chiudere una lite, frutto di formule matematico-statistiche. Ci troviamo invece di fronte a un'immagine fedele, seppure espressa attraverso una media: quanto tempo impiega un procedimento ad arrivare all'appuntamento con la sentenza definitiva, partendo dall'iscrizione a ruolo.
«Uno dei limiti degli indicatori sintetici – spiega Fabio Bartolomeo, capo della direzione statistica di Via Arenula – è quello di essere poco rappresentativi dell'ampiezza del fenomeno che intendono misurare. Per questo si è deciso di selezionare un certo numero di variabili per valutare più aspetti. Uno degli obiettivi è quello di fornire un supporto ai soggetti che operano nel mondo giustizia, per valutare le performance sul territorio e intervenire in modo mirato».

Poiché per il momento è impossibile seguire la storia di una singola causa nei vari gradi di giudizio, la durata media complessiva utilizzata è frutto della somma dei tempi delle tre distinte fasi in cui si articola un procedimento: tre anni in tribunale (un anno e mezzo dal giudice di pace), tre anni e tre mesi in corte d'appello, poco più di tre anni in cassazione.
Queste la giacenze registrate sulla totalità degli uffici giudiziari. E se è vero che differenze territoriali ce ne sono, è vero anche che – a conti fatti – si dimostrano meno rilevanti di quanto si potesse immaginare. Ad esempio, si va dai due anni nei tribunali del distretto di Torino ai quattro di Messina: il doppio certo, ma la distanza dalla media di tre anni non è elevata. Ed è proprio la media, allora, che bisogna limare perché se è accettabile – nel senso che può essere ritenuto in linea con i parametri di durata ragionevole – che una causa civile giaccia per un triennio in tribunale, non è ammissibile è che ci rimanga più a lungo.

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Il risarcimento del ritardo sul ritardo

Una crescita media annua del 40%, che ha portato il contenzioso dai circa 5mila ricorsi del 2003

Tags Correlati: Corte d'Appello | Corte di Cassazione | Fabio Bartolomeo | Ministero della giustizia

 

Il problema è più evidente se si scende nel dettaglio delle durate per materia. Quando la lite riguarda questioni più complesse rispetto all'ordinario, l'approdo alla sentenza diventa un'odissea (si vedano le cifre in alto). In tribunale, un'esecuzione immobiliare richiede perlomeno 3 anni e 4 mesi, ma al creditore che deve recuperare fondi da un fallimento non basteranno 9 anni.

Una realtà, quella della giustizia "lunga", che non fa gioco a nessuno. Ai cittadini, presi singolarmente o nelle loro attività sociali, ai magistrati e a chi ha il compito di trovare le soluzioni, governo e parlamento.
Una delle misure messe in campo per cercare di ridurre il problema è la mediazione, che da marzo dovrebbe cominciare a dare frutti. L'obiettivo è che buona parte delle liti per le quali diventa obbligatorio il tentativo di conciliazione non finisca nell'ingranaggio giudiziario. Le stime fornite nei mesi scorsi oscillano dalle 600mila cause coinvolte di quella più cauta, a 800mila-un milione di quella più ottimistica. Secondo ministero della Giustizia e addetti ai lavori, una quota intorno al 60-70% delle mediazioni si chiude con successo, mettono cioè i contendenti d'accordo (la percentuale è più alta quando si tratta di procedure volontarie). Sono queste le liti che usciranno effettivamente dal circuito giudiziario, quelle per le quali non sarà necessario il "supplemento" dal giudice ordinario. Il nuovo istituto conciliativo, quindi, potrebbe sottrarre alla macchina-giustizia qualcosa come 400-500mila cause civili.

a.candidi@ilsole24ore.com

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