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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2010 alle ore 08:05.
Le direttive telecomunicazioni 2009, la nostra legge delega di recepimento, la decisione del Consiglio costituzionale francese (2009/580) e la recentissima pronuncia del Tribunale federale spagnolo (20 settembre 2010, n. 289) si rincorrono sul tema dei diritti del cittadino e la rete.
Una rivoluzione copernicana è in atto perché le reti in fibra ottica, sostitutive del vecchio doppino in rame, e la connessione super veloce a internet consentiranno al cittadino europeo di ricevere da casa, grazie all'autostrada veloce, servizi telefonici, audiovisivi e prestazioni amministrative, dai certificati anagrafici alle tac domiciliari. Chiediamoci allora se questa rivoluzione annunciata gioverà a tutti o solo a taluni. Gli atti indicati negano al cittadino la pretesa verso lo Stato a una connessione veloce, universalmente diffusa e accessibile nel prezzo. La Commissione europea, infatti, ha affidato agli Stati la libera scelta di provvedere o meno alla connettività universale. Quale la conseguenza? La divisione dei cittadini europei in due categorie: quelli di serie A), cui la banda larga sarà assicurata a spese del proprio Stato; e quelli di serie B), uomini e donne di paesi più deboli, ai quali sarà negata perché lo Stato non potrà pagargliela. In tal caso la banda larga da correttore delle asimmetrie sociali e territoriali funzionerà all'inverso, generando nuove disuguaglianze e dilatando il divario tra Nord e Sud d'Europa.
Né segni più incoraggianti possiamo trarre dai documenti del nostro Governo, che ha scelto una posizione di sostanziale immobilismo. La lista di ciò che il nostro Governo non ha fatto conta più omissioni che azioni: non ha investito nell'alfabetizzazione informatica; non ha previsto regole incentivanti gli investimenti degli operatori di telefonia mobile nella banda; non ha disegnato un modello unitario di intervento per compensare il divario digitale; ha sostenuto un piano di riparto delle frequenze digitali che tiene fuori gli operatori del mobile; ha congelato sul tavolo del Cipe gli 800 milioni di euro, destinati a investimenti nella rete; ha annunciato un discreto piano di e-government, che rischia di rimanere una promessa mancata in assenza di banda.