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Questo articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2010 alle ore 14:14.
Una «mazzata», un vero e proprio «vuoto legislativo a cui bisogna subito porre rimedio per non rallentare ulteriormente i cantieri delle opere pubbliche». Non risparmia commenti accesi Renato Chisso, l'assessore alle Infrastrutture del Veneto sia nella giunta Galan sia ora in quella di Zaia, alle prime notizie sulla sentenza 293 della Corte costituzionale sugli espropri illegittimi.
Chisso è uno dei primi amministratori a valutare l'impatto della pronuncia sui tempi di realizzazione delle opere pubbliche. La Consulta, infatti, ha bocciato un meccanismo, quello dell'acquisizione sanante in caso di espropri dichiarati poi illegittimi. che per le amministrazioni rappresentava un salvagente, per mandare avanti i cantieri e archiviare con un indennizzo l'errore procedurale.
Una via di uscita che ora viene meno perché, come fa notare la stessa Corte costituzionale nella sentenza, la scappatoia è vista male dalla Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo che «ha precisato che l'espropriazione indiretta si pone in violazione del principio di legalità, perché non è in grado di assicurare un sufficiente grado di certezza e permette all'amministrazione di utilizzare a proprio vantaggio una situazione di fatto derivante da "azioni illegali"».
Ed è proprio l'incertezza, l'assenza di rimedi che potrebbe rallentare ora le procedure di esproprio. Preferisce però aspettare di leggere le motivazioni della Consulta prima di dare un giudizio definitivo, ad esempio, Mario Virano, il direttore dell'Osservatorio sulla Torino- Lione che sta tentando di mettere a punto un tracciato il più possibile consensuale per la nuova linea Alta velocità. Ma alle prime notizie è comunque contento: «Per fortuna che per la Torino-Lione il problema degli espropri si porrà tra un paio di anni, quando – credo – si sarà trovata una soluzione normativa anche a questa questione».
Da tempo però, soprattutto per le grandi opere, le amministrazioni elaborano strategie alternative all'esproprio. In Veneto ha fatto scuola il modello del Passante di Mestre, in cui, per dirla con Chisso «allargando tutte le maglie del testo unico espropri» 1.200 ditte hanno ceduto i terreni per far passare la nuova strada con un accordo bonario in cui la Regione si impegnava a dare il 5% del valore di mercato «ma soprattutto – ed è questo l'elemento decisivo secondo Chisso – a pagare l'80% subito, mentre con l'esproprio sarebbero passati anni».