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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2010 alle ore 22:27.
MILANO - Tutto ciò che passa per via elettronica una traccia nei sistemi del fisco la lascia. E prima o poi questa traccia può entrare nell'occhio dell'amministrazione e aprire le porte a un controllo fiscale. Non a caso da qualche anno l'anagrafe tributaria, per i dati anagrafici e fiscali relativi a persone fisiche e giuridiche, utilizza il nome di Serpico. L'idea del poliziotto americano forse risulterà meno invasiva dell'«occhio» fiscale utilizzato in questi giorni dal Sole 24 Ore, ma sugli intenti non lascia dubbi.
Serpico contiene tutti i dati quindi relativi alle persone fisiche (si veda l'altro articolo in pagina), ma anche quelli relativi alle imprese, con in più alcuni strumenti ulteriori per queste ultime, come le informazioni su clienti e fornitori, rapporti con black list e il monitoraggio per i movimenti intracomunitari, per escludere operazioni in frode al fisco, così come disposto dalla manovra recata dal Dl 78 del 2010.
Tutto questo senza contare che per molte imprese l'occhio del fisco è anche più che informatico, visto che progressivamente si sta abbassando la soglia per il monitoraggio fiscale, che consiste in un controllo diretto del fisco sulle aziende, con tanto di profilatura del rischio per ognuna di esse. Si tratta delle imprese più grandi, con una soglia destinata a scendere fino alle imprese con 100 milioni di euro e di fatturato.
Resta però "scoperta", come segnalato dalla stessa agenzia delle Entrate, tutta la fascia oltre gli studi di settore (che è ferma ancora alla "vecchia" somma di poco più di cinque milioni), alla quale sono destinate in modo privilegiato alcune delle misure del Dl 78 (oltre che del Dl 40/2010, il cosiddetto decreto incentivi), come appunto i controlli sulle imprese sistematicamente in perdita o quelle "apri e chiudi".
Il Dl 78 ha poi previsto «la comunicazione telematica delle operazioni rilevanti ai fini dell'imposta sul valore aggiunto, di importo non inferiore a euro tremila». In pratica una riedizione del vecchio elenco clienti e fornitori, anche se ora – date le contestazioni di cui era stato oggetto l'elenco che portava questo nome quando a prevederlo era stata la manovra Visco – la norma precisa che il provvedimento del direttore dell'agenzia delle Entrate che dovrà individuare modalità e termini per la comunicazione, dovrà farlo in modo «da limitare al massimo l'aggravio per i contribuenti».