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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2010 alle ore 06:40.
BOLOGNA. Dal nostro inviato
Le aliquote locali rimarranno bloccate fino all'ingresso in campo del federalismo fiscale, e probabilmente si abbasserà in maniera drastica la quota di oneri di urbanizzazione che i comuni possono utilizzare per finanziare la spesa corrente (le ipotesi parlano di un 25%, contro il 75% previsto oggi). Prevista anche una stretta all'indebitamento, che impedirà di accendere nuovi mutui agli enti in cui gli interessi dei prestiti già accesi superano l'8% delle entrate dei primi tre titoli (secondo il criterio di calcolo previsto dall'articolo 204 del Dlgs 267/2000).
Le novità dal cantiere della finanza locale per il 2011 emergono dal convegno nazionale dell'Ancrel, l'associazione nazionale certificatori e revisori degli enti locali che ieri a Bologna ha festeggiato i vent'anni di vita. Ad aggiornare gli operatori sono stati il sottosegretario all'Interno Michelino Davico e Maurizio Delfino, che come tecnico dello staff del Viminale e consulente del ministro della Semplificazione Roberto Calderoli sta seguendo i dossier.
Il congelamento delle aliquote locali verrà confermato «fino all'attuazione del federalismo fiscale»; la bozza su cui sta lavorando il Viminale, che potrebbe essere inserita nella legge di stabilità o viaggiare con un provvedimento a sé, non si avventura in date, ma – secondo il calendario scritto nel decreto sull'imposta municipale propria – la riforma sarà avviata nel 2014. Il blocco continua a escludere la Tarsu, oltre alle aliquote del comune di Roma liberate per fronteggiare il maxi-debito pregresso.
Nel provvedimento sono contenute anche le nuove regole per il patto. L'impostazione conferma le anticipazioni delle scorse settimane (si veda Il Sole 24 Ore dell'11 ottobre), e prevede un obiettivo comune per tutti gli enti, a cui sarà chiesto di garantire il «saldo zero», e uno aggiuntivo calcolato in percentuale sulla spesa corrente. La base di calcolo dovrebbe poi essere costituita dalla spesa corrente media 2006/2008, per superare i problemi vissuti negli ultimi due anni con il riferimento al solo saldo 2007.
Un decreto ministeriale a parte disciplinerà, invece, i tagli ai trasferimenti erariali previsti dalla manovra (il contro 2011 è di 1,5 miliardi per i comuni e 300 milioni per le province); il 75% dei tagli sarà proporzionale all'importo dell'assegno statale ricevuto da ogni ente, il resto sarà parametrato ai criteri di «virtuosità» basati sul rispetto del patto, l'incidenza della spesa di personale e l'autonomia finanziaria.