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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2010 alle ore 09:48.
«Se ho nostalgia del "piccolo mondo antico"? Mi mancano i calcoli fatti a mente, i libri contabili tenuti a penna e soprattutto i tempi delle dichiarazioni. Chiudevano il 31 marzo e ci si godeva la primavera».
Conserva una buona dose d'ironia, a tarda sera, al termine di un pomeriggio passato in studio – «scusi l'orario, ma ero in riunione con un cliente» – Sergio Dallagiovanna, 88 anni, classe 1922, il vice presidente più anziano d'Italia all'interno dell'Albo unico.
Per 35 anni presidente del Collegio dei ragionieri di Piacenza e poi la poltrona di vice a fianco del presidente dottore, Carleugenio Lopedote, nel nuovo Albo. Assieme dovevano arrivare oggi a Napoli.
«Avevo già il biglietto in tasca – spiega Dallagiovanna –. Ma non parto per motivi familiari. Comunque, sono orgoglioso di questa "casa comune" che è l'Albo unico della professione economica, perché le professioni erano ormai da decenni affini. Il futuro è dei laureati, ma ai ragionieri era giusto dare una collocazione a esaurimento che ne riconoscesse l'esperienza e il ruolo sociale».
Nato a Piacenza nel maggio del 1922, Dallagiovanna si è diplomato all'istituto commerciale Romagnosi nel 1940 e si è abilitato nello stesso anno. «Non ho pensato subito alla libera professione – racconta –. Erano gli anni della guerra. Per qualche anno ho insegnato. Poi sono stato assunto come dirigente in un'azienda metalmeccanica e solo lì, a contatto con un professionista che lavorava per noi, mi sono convinto a mettermi in proprio». Lo studio ha aperto i battenti nel '51. I professionisti erano pochi e l'Italia era un Paese contadino che aveva fame di crescere. Quindi c'era un ruolo sociale fortemente riconosciuto ai professionisti di cui Sergio Dallagiovanna è fiero. «Per 35 anni – ricorda – sono stato nel consorzio agricolo di Piacenza. Avevo un collaboratore e una segretaria. I conti si facevano a mano e si lavorava molto sulla tenuta dei libri, sulla contabilità e sulle dichiarazioni».
E oggi? «Negli anni sono cresciute le consulenze e l'attività nei collegi sindacali. Ora ne ho poche, ma mantengo l'incarico di sindaco nel Piacenza calcio. In studio sono entrati i figli – Marzio, ragioniere, e Marco, dottore commercialista – e si sono moltiplicati i collaboratori e le collaboratrici. Internet e il Pc hanno rivoluzionato tempi e attività».