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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2010 alle ore 18:03.
Si parla sempre genericamente che la pressione fiscale in Italia è intorno al 41/42 per cento, delle aliquote Irpef, di condanna dell'evasione, ecc., ma non si affrontano i veri nodi della questione, che sono le sperequazioni e le distorsioni che esistono a livello di reddito di impresa, le quali agiscono come causa ed effetto del fenomeno (patologico) dell'evasione e dell'elusione, specie nelle medie, piccole e piccolissime imprese (ed in parte anche di lavoro autonomo e dipendente) in quanto inteso come legittima difesa da pretese espropriative e comunque economicamente e finanziariamente non compatibili con la gestione di un'impresa, specie se questa è medio piccola e non ha la fortuna di guadagnare grosse cifre.
a) il reddito di impresa si determina con i principi della competenza temporale dei costi e dei ricavi, quindi l'utile in gran parte non è monetizzato al momento della dichiarazione ma allocato tra i crediti, gli investimenti ed il magazzino, senza contare poi che al versamento del saldo si aggiunge l'acconto per l'anno dopo;
b) il reddito di lavoro dipendente (ed anche quello di lavoro autonomo) viene determinato per cassa, nel senso che la base imponibile è costituita dalle somme realmente percepite nel periodo di imposta;
c) e ancora:
-il reddito di lavoro dipendente è certo e ripetitivo, quindi interamente spendibile, mentre quello dell'impresa è aleatorio e spendibile solo in parte in quanto il resto deve necessariamente essere reinvestito in azienda;
-il titolare di reddito dipendente è tutelato e accumula una consistente liquidazione e una buona pensione, mentre l'imprenditore non ha alcuna tutela;
d) il contribuente di cui all'esempio b) appare onesto e immacolato di fronte al fisco, mentre quelli di cui agli esempi a) e c), che hanno fatto molta più fatica rispetto al primo, vengono additati come evasori e delinquenti da mandare in galera: per questi pagare imposte così elevate deve essere veramente "una cosa bellissima".
Ecco, qualcuno mi dovrà dire se sia giusto e normale che il 90% degli imprenditori italiani (e con essi tanti loro dipendenti) sia costretto a vivere nell'illegalità per mantenere in piedi le loro aziende, che alla fine poi sono quelle che danno lavoro a milioni di persone e sostengono tutto il costoso apparato pubblico.