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Norme e Tributi Fisco

Intervista a Giovanni Marongiu: «L'evasione non si combatte così»

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2010 alle ore 08:12.

«La lotta all'evasione si fa scovando nuovo imponibile, quello sottratto a tassazione che si cela nelle differenze fra i redditi dichiarati e il tenore di vita di molti, troppi "furbetti". È lì che bisogna incidere. La lotta all'evasione non si fa certo creando i presupposti per false questioni giuridiche finalizzate ad aggredire redditi passati. Per di più, smentendo le "promesse" di perdono fatte ai contribuenti con una legge dello Stato».

Giovanni Marongiu, docente universitario, sottosegretario alle Finanze nel primo governo Prodi dal '96 al '98 e uno dei "padri" dello Statuto del contribuente, "bacchetta" le procedure di recupero dell'Iva fatte partire dal fisco a seguito della censura della Corte Ue del 2008 e avvalendosi del raddoppio dei termini, in presenza di rilievi penal-tributari, disposto con il decreto Bersani (Dl 223/ 2006).

Lo Statuto del contribuente viene anche in questa vicenda aggirato. Nel recente congresso nazionale di Napoli i commercialisti hanno proposto che la legge entrata in vigore 10 anni fa sia elevata al rango costituzionale. È davvero indispensabile?
Mi verrebbe da dire di no e che basterebbe applicare i principi affermati dallo Statuto. Ma se questi principi sono frequentemente calpestati è chiaro che non resta altra scelta che dar luogo a un potenziamento costituzionale delle regole dello Statuto. Con riferimento poi al fatto che il fisco invoca il raddoppio dei termini per contestare oggi degli asseriti reati e recuperare l'Iva, ci si può difendere ugualmente.

Con quali argomentazioni?
Il decreto Bersani, ed è l'opinione di quasi tutti i commentatori che si sono cimentati su questa disciplina, si applica quando e se i termini non sono ancora scaduti. Il raddoppio infatti si pone come un'eccezione al principio generale stabilito dall'articolo 3 dello Statuto in base al quale le scadenze non sono prorogabili. Le norme che fanno eccezione ai principi generali possono avere, dovrebbero avere, una portata restrittiva e non ampliativa.

La commissione tributaria di Napoli con un'ordinanza di qualche settimana fa ha passato la palla alla Corte costituzionale che dovrà chiarire se il raddoppio è applicabile anche quando il termine ordinario è già consumato.
La Ctp di Napoli ha ragione. E mi auguro che la Consulta si pronunci correttamente. Altrimenti non di una proroga si tratterebbe, bensì di un'indebita riapertura. Ma c'è di più. A essere violato in questa storia è soprattutto il principio del legittimo affidamento. Chi ha aderito al condono si è fidato di una legge italiana. Se poi l'Europa dice che il condono non si poteva fare non sono i contribuenti che hanno sbagliato, ma lo Stato. E allora paghi lo Stato per l'errore indotto. (M.Bel.)

Tags Correlati: Corte Costituzionale | Ctp | Fisco | Giovanni Marongiu | Napoli | Statuto

 

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