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Norme e Tributi Diritto

Piattaforme di condivisione online, rischi legali e vantaggi economici sui due piatti della bilancia

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2010 alle ore 14:23.

Le aziende che sfruttano le piattaforme di condivisione online per dati e documenti sono esposte a un rischio di contenzioso superiore a chi gestisce lo stesso materiale sui server che si trovano fisicamente all'interno della società. Quello legale è uno dei tanti aspetti del "cloud computing", espressione che identifica l'insieme dei software che sfruttano l'ubiquità di Internet per la gestione di informazioni e processi e che, secondo una recente ricerca della società It Gartner, pesa un decimo del budget di outsourcing dei business multinazionali.

Dai vantaggi economici e pratici di questo strumento vanno infatti sottratti i costi dovuti all'aumento del rischio di finire in Tribunale per avere violato le condizioni d'uso o la normativa sulla privacy dei documenti in oggetto. Un tema legale che dagli Stati Uniti sta arrivando in Europa sulla scia della diffusione di questi strumenti. L'anno scorso l'università di Londra Queen Mary ha lanciato un progetto di ricerca finanziato da Microsoft per studiare l'interazione tra l'uso della nuvola e le normative di proprietà intellettuale. «Durante la ricerca sono stati comparati tutte le clausole dei contratti offerti dai diversi provider», spiega l'avvocato Nolan Goldberg dello studio americano Proskauer Rose, che ha scelto di specializzarsi in questa nicchia. «Due anni fa era una questione da "nerd"», sorride, «ora i dipartimenti legali hanno ben chiare le conseguenze e il costo di un uso inconsapevole del cloud computing». Il rischio è difficile da quantificare numericamente, ma secondo alcune stime il 2% dei contratti firmati è esposto a contenzioso. Tra gli aspetti da considerare c'è la responsabilità dell'utente finale rispetto all'uso del software.

«Le aziende si trovano a usare uno strumento che non conoscono e rischiano di inciampare su dettagli tecnici e finire in Tribunale», continua l'avvocato. Ma gli aspetti del cloud computing che si incrociano con il diritto non sono tutti negativi. Avere i dati custoditi su server esterno facilita infatti il processo di e-discovery durante una causa perché permette di rintracciare più facilmente email e documenti. In altri casi è proprio la"cloud" la scintilla di una disputa. «Per esempio quando l'azienda infrange la legislazione sulla privacy applicata, che è quella della giurisdizione in cui il server si trova fisicamente», spiega Goldberg, «o quando insorgono problemi contrattuali sull'uso della licenza. I contratti non riflettono ancora la flessibilità necessaria per sfruttare al massimo questa tecnologia».

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Tags Correlati: Alan Boehme | Europa | ING | It Gartner | Mary Queen | Microsoft | Nolan Goldberg | Normativa | Rose Proskauer

 

La società ING ha dichiarato che nel processo di cloud outsourcing la maggiore difficoltà riguarda la flessibilità nel pagamento, inferiore a quella di uso del servizio.
«Il modello di business è in evoluzione, i contratti no», ha dichiarato Alan Boehme, responsabile della strategia di IT.

Un'altra problematica è quella dell'utenza multipla. I provider custodiscono dati di società e enti pubblici diversi e spesso in diretta concorrenza, creando un indiretto conflitto di interesse. I dati sono inoltre conservati in luoghi geografici differenti con conseguenze sulla normativa che deve essere applicata in caso di contenzioso. Lo strumento per minimizzare questi rischi è la pianificazione di una due diligence sul provider di servizi al quale ci si vuole affidare. «Consiglio una due diligence sia tecnologica che legale che essere condotta da auditor esterni», continua l'avvocato. «La durata del processo è ovviamente correlata alla confidenzialità dei dati da trasferire nel dominio pubblico. I segreti commerciali hanno bisogno di una protezione particolare perché in caso di pubblicazione perdono completamente il valore».


Proskauer sta già lavorando con alcune multinazionali per tutelarle il profilo legale dell'outsourcing. Per il momento, tuttavia, le aziende sono caute nell'affidare a provider esterni i dati più sensibili del loro business e considerano una accurata due diligence insufficiente a garantire la loro protezione. Conclude Goldberg: «I "gioielli della corona" sono ancora custoditi tra le quattro mura aziendali».

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