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Questo articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2010 alle ore 06:40.
Piercarlo Mattea, notaio in Lodi, è uno delle migliaia di professionisti che ieri hanno scambiato e soprattutto letto messaggi dei colleghi sull'intranet notarile, un social network professionale seguitissimo dagli appartenenti all'ordine: «Come prima impressione, dopo aver seguito la vicenda tramite internet e sul network, mi sono sentito contento che il mio primogenito sia iscritto a matematica. Poi sono andato oltre l'amarezza del momento e ho cominciato a riflettere sul fatto che dispiace vedere che per qualcuno il notariato è una fortezza da espugnare e non un obiettivo da conquistare. Certo, chi parte così...».
Il professionista non sembra quindi escludere del tutto un aspetto doloso della vicenda, costruita perché qualcuno ne traesse vantaggio, sia nel senso di conoscere prima le tracce sia nel senso di poter ripetere grazie al suo annullamento un esame già compromesso.
«Però - aggiunge - ho avuto anche un'altra reazione: mi sono reso conto che chi voleva fare il furbo non c'è riuscito, perché il concorso è saltato, quindi qualche barriera funziona: forse non quella istituzionale ma comunque una reazione c'è stata. Non entro nel merito delle forme, dato che c'è stata una protesta non proprio ortodossa che ha "convinto" la commissione a sospendere le prove, ma il malfatto non è stato portato a compimento».
Mattea ritiene che il suo sentimento sia quello della maggioranza dei notai: «Colleghi che avevano i figli al concorso sono molto amareggiati anche per lo spreco di energie profuse, da quelle psicologiche al tempo dedicato allo studio, ma in generale ho potuto osservare che la sensazione del dolo è comunque molto sfumata. Certo bisogna aspettare l'inchiesta ministeriale».
L'idea che ne emerge è che a soffrire, semmai, sia il prestigio di un categoria che era riuscita a rinnovare la sua immagine, presentandosi come più vicina ai cittadini, garante della legalità e della sicurezza nelle transazioni, depositaria del sigillo dello stato per la pubblica utilità e non per il privato guadagno.
«La nostra immagine pubblica è oggettivamente danneggiata - conclude Mattea -: i notai che dovrebbero essere i primi garanti della legalità fanno cose illegali. Ma voglio sottolineare che secondo me l'illegalità non viene dai notai ma da chi ha cercato di forzare le cose con un grimaldello. Senza riuscirci».