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Questo articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2010 alle ore 06:40.
MILANO
A volte ritornano. Prende quota infatti al ministero della Giustizia l'ipotesi di istituire sezioni stralcio per lo smaltimento dei circa 5 milioni e mezzo di controversie arretrate. E a costituirle potrebbero essere in buona parte i magistrati che si avviano in massa, in questo autunno, alla pensione. Secondo le stime del Csm sarebbero 350 i magistrati che alla fine di novembre abbandoneranno la toga per effetto soprattutto della rateizzazione del Tfr dal 1° dicembre e del blocco delle retribuzioni (a tacere dei timori delle donne magistrato per un innalzamento a 65 anni dell'età pensionabile). Un piccolo esodo che potrebbe però aprire le porte a un reimpiego dei magistrati disponibili. Ai quali poi potrebbero aggiungersi altri giuristi, come avvocati e docenti universitari.
Si tratterebbe di sicuro di una soluzione gradita agli avvocati. O comunque più gradita di quella che era stata inserita nella manovra d'estate e che metteva nelle mani dei capi degli uffici l'obbligo di determinare le controversie più significative in termini di incidenza sull'arretrato e poi, per queste, affidava a un ausiliare del giudice il compito di fare una proposta di accordo alle parti. Proposta che, se rifiutata, poteva comunque dare luogo a conseguenze di natura economica se la sentenza finale fosse poi stata di contenuto analogo. Misure che l'avvocatura tutta aveva immediatamente osteggiato, contribuendo al loro accantonamento dopo sole 48 ore.
Ora quella soluzione non sembra più essere d'attualità e al ministero ci si sta avviando su una strada alternativa. Che ha però già il sapore del déjà vu. Le sezioni stralcio hanno già rappresentato, in un recente passato, lo strumento con cui il legislatore ha scelto di affrontare il debito pubblico della giustizia costituito dalle cause arretrate. Il loro debutto data infatti al 1997, quando l'allora ministro della Giustizia del primo governo Prodi, Carlo Maria Flick, riuscì a fare approvare dal Parlamento, in coincidenza con l'operazione giudice unico, la previsione di una squadra di 1.000 giudici "speciali", ben presto meglio identificati dalla sigla Goa (Giudici onorari aggregati), con il compito di smaltire uno stock di pendenza quantificato in circa 800mila cause.