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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2010 alle ore 16:22.
Non si può rubare la "dote" che non viene concessa spontaneamente. La Corte di cassazione ha così condannato per furto il fidanzato che aveva avuto l'idea di andare a casa della futura suocera per sottrarre gioielli e soldi.
Un "colpo", secondo il ricorrente, giustificato dalle spese da sostenere in vista del matrimonio con la figlia della padrona di casa. A questa motivazione, certo non troppo condivisibile, l'Arsenio Lupin "domestico" aveva aggiunto un'altra precisazione, non troppo elegante, affermando che comunque «prima o poi» i beni sottratti sarebbero stati anche di sua proprietà.
La scelta di anticipare i tempi non è stata però condivisa né dalla suocera né dalla Cassazione che non ha avuto dubbi nel condannare per un furto eseguito non proprio a regola d'arte. Il ricorrente era stato, infatti, ripreso dalle telecamere alle prese con la cassaforte, mentre il "bottino" era stato riconsegnato dal padre, costretto a restituire, probabilmente con qualche imbarazzo, il maltolto ai futuri consuoceri.
A tornare al loro posto sono stati però solo i gioielli e una piccola parte del denaro. Il resto dei soldi era stato speso puntando sul valore del principio del «terrò famiglia» che gli ermellini non hanno però condiviso.