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Norme e Tributi Fisco

L'Abc della bozza di Piano di politiche per le famiglie

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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2010 alle ore 08:23.

Un fisco e un insieme di politiche sociali più eque con le famiglie, all'interno di un progetto finalmente organico per valorizzare le "colonne portanti della società". È questo il contenuto del documento preparatorio al Piano nazionale sulla famiglia elaborato dall'Osservatorio nazionale sulla famiglia, che sarà presentato lunedì prossimo alla Conferenza nazionale della famiglia di Milano, organizzata dal sottosegretario Carlo Giovanardi.

Priorità individuate: una riforma fiscale family friendly, il bilanciamento vita-lavoro in favore dell'inserimento femminile nel mercato del lavoro e la sfida educativa. All'appello lo Stato ma anche le amministrazioni locali e la società civile (imprese, categorie professionali, associazioni di volontariato, fondazioni bancarie, istituzioni culturali etc.) per una vera e propria mobilitazione territoriale.

La vera novità non va rintracciata nei singoli interventi proposti ma nell'indirizzo generale per una politica di welfare sostenibile che metta al centro la famiglia quale soggetto sociale con diritti propri. Ancora tanta strada da fare: i costi non sono stati ancora stimati e il percorso di adozione del piano è lungo. Il comitato tecnico scientifico dell'Osservatorio, presieduto da Pier Paolo Donati, elaborerà un nuovo documento sintetico comprensivo delle proposte più valide arrivate in conferenza dai 10 gruppi di lavoro; seguiranno verifiche e valutazioni economiche e soltanto allora il sottosegretario Giovanardi si assumerà responsabilità politica del piano che andrà sottoposto al vaglio della Conferenza unificata e dei ministeri competenti prima di arrivare al consiglio dei ministri. Ottimisticamente, bisognerà attendere almeno 10 – 12 mesi. Un'anticipazione dei contenuti del documento preparatorio arriva da questo vocabolario di principi ispiratori e misure suggerite.

A come alleanze locali per la famiglia. Il piano promuove la realizzazione di reti territoriali che si assumano la responsabilità di creare – anche attraverso iniziative private - una società family friendly. Il modello ispiratore è quello dei Distretti famiglia realizzati da oltre un anno nella provincia autonoma di Trento che, da tempo all'avanguardia in tema di politiche familiari, a giorni approverà la legge per la famiglia con un finanziamento di 5 milioni di euro per il 2011. In quell'ottica, gli interventi e le iniziative sarebbero mirate alle esigenze e alle potenzialità dei territori. Sull'esempio del Trentino, anche il piano nazionale prevede il marchio famiglia per quei territori che promuovano servizi e agevolazioni rispondenti alle esigenze familiari e la creazione di una agenzia nazionale o regionale con funzioni di formazione e counselling (a Trento la nuova legge provinciale istituisce un'agenzia con funzioni di authority). Al di là del vicino esempio trentino, il programma di Alleanza italiana per la famiglia (questo il sottotitolo del piano) risponde alle indicazioni di Bruxelles che a maggio 2007 ha lanciato la piattaforma della Alleanza europea per le famiglie.

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B come bilanciamento vita-lavoro. Il piano prevede un ampliamento delle iniziative già avviate per superare le modalità sperimentali e provvisorie in funzione di politiche di pari opportunità stabili e continuative. A breve termine, suggerisce di rafforzare le competenze dei comitati di pari opportunità e di promuovere l'organizzazione di corsi e attività regionali in favore dell'imprenditoria femminile nel settore della cura. A medio termine, invece, prevede l'incentivazione di misure ad hoc come forme di auditing per il bilanciamento vita-lavoro, voucher familiare e welfare aziendale amico della famiglia.

C come cittadinanza sociale della famiglia. È il primo principio ispiratore della bozza di piano. L'approccio nuovo consiste, infatti, nella promozione di tutti i possibili interventi che favoriscano la costituzione e lo sviluppo della famiglia come soggetto sociale avente diritti propri, supplementari rispetto ai singoli individui (riferimento agli art. 2, 3, 29, 30 e 31 della Costituzione). La svolta per un nuovo modello di welfare dovrebbe portare a considerare la famiglia non più come costo da sostenere ma come capitale sociale su cui investire con interventi ad hoc.

E come equità fiscale. Condivisa la priorità di una riforma fiscale a misura di famiglia, il piano richiede l'adozione di una pluralità di misure in tre fasi progressive a brevissimo, breve e medio termine. La prima prevede - entro un anno - l'aumento degli assegni familiari e delle detrazioni fiscali in tre mosse: eliminazione degli scalini di reddito che determinano drastiche riduzioni dell'assegno a fronte di un piccolo aumento della retribuzione; estensione per le famiglie con almeno tre figli dell'assegno anche per i figli i maggiorenni fino a 21 anni se studenti o apprendisti; cambiamento delle aliquote Irpef. La misura, che punta alla costituzione di un assegno unico, prevede anche la stabilizzazione della detrazione per la frequenza al nido e il suo aumento per ogni figlio portatore di handicap. In due-tre anni si suggerisce di adottare un sistema di deduzioni familiari corrette, che preveda l'introduzione di una deduzione sull'imponibile per un importo tra i 4 e i 6mila euro per ogni figlio a carico. Obiettivo ultimo, da raggiungersi nell'arco di cinque anni, è l'adozione di un quoziente familiare corretto, cioè un modello che superi i limiti della redistribuzione verticale dei redditi dal basso verso l'alto: il piano non lo menziona però gli orientamenti si stanno dirigendo verso il Fattore famiglia proposto dal Forum delle associazioni familiari che siederà al tavolo delle consultazioni per la riforma. Parallelamente, si suggeriscono accordi con gli enti locali per favorire le famiglie nelle imposte e nelle tariffe per i servizi pubblici (utenze, trasporti, servizi scolastici integrativi, attività sportive) e si richiede una revisione dell'Isee.

F come Fondo nazionale delle politiche per la famiglia. Il comitato tecnico-scientifico dell'Osservatorio richiede un potenziamento del fondo nazionale (il sottosegretario Giovanardi ha chiesto al ministro Tremonti di portare a 90 milioni le risorse stanziate pari attualmente a 52 milioni) e dei fondi regionali per rispondere agli obiettivi prioritari: piano strategico per gli asili nido, iniziative in favore del bilanciamento vita-lavoro, diffusione delle best practice, sostegno alle adozioni internazionali, riorganizzazione dei consultori familiari, finanziamento dell'Osservatorio nazionale sulla famiglia. Inoltre, suggerisce di istituire un fondo nazionale per il welfare familiare aziendale.

I come immigrazione. Le famiglie immigrate con regolare permesso di soggiorno sono incluse tra i beneficiari degli interventi. Inoltre, in favore della loro inclusione sociale, sono previsti l'adozione di misure residenziali ad hoc come l'individuazione di abitazioni di proprietà comunale da destinare temporaneamente alle famiglie immigrate con bambini a carico; l'istituzione di centri per le famiglie immigrate in collegamento con le realtà associative delle famiglie italiane; attivazione di spazi consultoriali ali all'interno degli enti istituzionali.

L come lavoro di cura familiare. Rivalutato come risorsa centrale sempre più necessaria, diventa un obiettivo politico da perseguire attraverso interventi che promuovano la condivisione tra madri e padri come elemento di pari opportunità. Nello specifico, per la cura dei neonati si suggerisce il potenziamento della rete di nidi pubblici con organizzazioni flessibili alle esigenze familiari che prevedano: orari di apertura degli asili nido più ampi, percorsi di pre e post-nido, sezioni primavera, voucher di servizio, diffusione della figura di accompagnatore al nido, educatrici familiari, nidi in famiglia o condominiali, nidi aziendali. Flessibilità è la parola d'ordine per tutti gli interventi a sostegno della cura dei familiari non autosufficienti (anziani e disabili): si promuovono le iniziative territoriali "domus oriented" attraverso reti di prossimità (vicinato, volontariato, associazionismo) per la cura e l'assistenza domiciliare. In favore delle famiglie con preadolescenti e adolescenti, invece, emerge l'esigenza di definire un patto educativo tra scuola e famiglia per condividere le reciproche responsabilità e - parallelamente - valorizzare il ruolo dei consultori familiari e dei centri per le famiglie come spazi di consulenza, approfondimento e condivisione sia tra genitori che tra ragazzi: sullo sfondo, l'idea di rafforzare le reti familiari, amicali e di vicinato. Non manca, in funzione educativa, un richiamo ai mass media verso una più opportuna responsabilizzazione sui messaggi trasmessi ai giovani.

M come monitoraggio delle politiche familiari. Uno strumento di "valutazione di impatto familiare" dovrà verificare le ricadute dei provvedimenti nazionali e locali e valutarne i risultati in termini qualitativi e quantitativi. Mentre sulla conoscenza delle best practice resta confermato il ruolo del dipartimento delle politiche familiari e quello dell'Osservatorio nazionale sulla famiglia.

P come politiche abitative per la famiglia. Queste le misure concrete suggerite: agevolazioni per chi costruisce riservando una quota di alloggi per locazione o vendita a giovani coppie sposate da meno di 2-3 anni; incentivi per abitazioni che riservano spazi necessari alle famiglie che si prendono cura di genitori o parenti anziani; affitti sostenibili per le famiglie che non rientrano nell'edilizia agevolata; incentivi fiscali e normativi per mutui agevolati e prestiti sull'onore per le coppie sposate da meno di 2-3 anni per l'acquisto della prima casa, vincoli nel rilascio delle autorizzazioni edilizie in favore dell'insediamento di giovani coppie.

Q come quoziente familiare ponderato. Il meccanismo per rendere il fisco più equo per le famiglie è caldeggiato dalla bozza di Piano, purché graduale nel tempo e ponderato, per evitare alcune distorsioni a danno delle famiglie numerose constatate nelle simulazioni effettuate sulla base di un'eventuale attuazione in Italia dell'analoga misura francese, tout court (si veda anche la lettera E come equità fiscale).

S come sussidiarietà e solidarietà. I due principi ispiratori del piano suggeriscono che gli interventi mirino non a sostituire ma a sostenere e potenziare le funzioni proprie e autonome della famiglia e sostengano la solidarietà tra tutti i membri del nucleo e tra i vari nuclei, potenziando le reti associative (condominiali o di quartiere) soprattutto nell'erogazione dei servizi di cura e assistenza di bambini e anziani.

T come tempi di cura. Il piano prevede un potenziamento dei congedi parentali attraverso una serie di misure: innalzamento del contributo mensile durante il congedo parentale sia obbligatorio che facoltativo in linea con la media europea; aumento di 4 settimane del congedo di maternità in caso di parto gemellare; estensione del congedo per esigenze familiari dagli attuali 3 a 5-7 giorni all'anno. Richiesto un maggiore coinvolgimento dei padri, con la richiesta di congedo obbligatorio di paternità da usufruirsi in maniera flessibile per 4 giorni. Inoltre, in ottemperanza della legge 53, si promuovono misure positive quali flessibilità d'orario lavorativo e coordinamento degli orari delle città con le esigenze familiari.

V come voucher familiare. Si parla di un nuovo modello di voucher unico (complessivo e personalizzato) che sia valido per l'accesso a servizi di cura per l'infanzia e/o per i membri della famiglia non autosufficienti oltre che per l'acquisto di prestazioni accessorie utili nella quotidianità (consegna di pasti a domicilio, lavanderia, accompagnamento per trasporti urbani etc.). Il voucher familiare così inteso avrebbe carattere di accesso ai servizi (non di rimborso spese) e prevederebbe la creazione di un mercato di qualità sociale dei servizi in cui gli erogatori siano gestiti e controllati da un "organismo intermediario" (un ente pubblico oppure un ente privato costituito da un soggetto della società civile accreditato o convenzionato con un ente locale) con funzioni di sostegno alla famiglia nella elaborazione del piano di servizio.

W come welfare familiare sostenibile e abilitante. Principio ispiratore secondo cui gli interventi dovrebbero evitare il carattere di assistenza a condizioni di vita precarie e di risarcimenti, per puntare invece allo sviluppo delle capacità di iniziativa sociale, economica e culturale delle famiglie.

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