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Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 2010 alle ore 07:42.
Viaggiano a tre velocità i comuni del Centro-Nord sul trattamento fiscale delle aree edificabili ai fini dell'Ici. L'imposta infatti viene calcolata in tre modi diversi sul territorio che possono comportare differenze di esborso per i proprietari, superiori anche del triplo, tra un comune e l'altro. La differenza la fanno le leggi urbanistiche approvate dalla regione sul territorio e applicate, poi, dai comuni. Ma ha origini molto più vecchie.
Quando l'Ici sui terreni edificabili fu introdotta, infatti, si stabilì che doveva essere calcolata sulla base delle aree edificabili individuate dal vecchio piano regolatore. Dal 2000 i nuovi piani urbanistici regionali hanno, però, sostituito il piano regolatore con l'introduzione di un piano strutturale (su cui si calcola l'Ici) e di uno operativo (che equivale al vecchio Prg), entrambi di competenza dei comuni che individuano, nel primo caso, la potenzialità astratta delle singole aree situate nel territorio comunale e, nel secondo caso, quali terreni saranno effettivamente edificati nel corso dei cinque anni successivi. «Il Psc – fanno sapere dall'ufficio tributi del comune di Bologna – è molto generico perché individua le aree edificabili solo astrattamente senza indicare con precisione quando e se diventeranno edificabili. In questo modo, per gli uffici diventa molto difficile calcolare l'imposta esatta e soprattutto coloro che vi potrebbero essere sottoposti».
Il gettito percepito dal comune di Bologna dalle aree edificabili è di circa 3,7 milioni di euro. Se il valore venisse definito nel dettaglio usando ad esempio i criteri contenuti nel vecchio Prg o nel Poc, l'imposta pagata dai contribuenti potrebbe anche triplicare perché un terreno concretamente edificabile – perché c'è già, ad esempio un'autorizzazione a costruire oppure perché questa potrà, comunque, essere rilasciata entro breve tempo – vale di più.
Non tutti i comuni del Centro-Nord si sono adeguati ai nuovi strumenti urbanistici. Il Psc è applicato in Emilia-Romagna e Toscana e dal 10% dei comuni umbri. Nelle Marche, invece, dove la legge urbanistica non è stata rinnovata dal 1992, l'Ici per i terreni edificabili si calcola ancora sul Prg. «Con la legge 34 del 1992 – spiega Rodolfo Novelli, dirigente del settore governo del territorio, mobilità, infrastrutture – la regione ha deciso di trasferire le proprie competenze alle province che hanno il compito di approvare tutti gli atti urbanistici». Diversa la situazione in Umbria dove, all'interno della stessa regione, i comuni adottano tre diversi criteri di calcolo (si veda grafico a lato).