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Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2010 alle ore 06:41.
MILANO
Ripristino delle tariffe e del divieto del patto di quota lite. Riserva sulla consulenza. Chiusura sulle società di capitale e introduzione della specializzazione. Esame senza preselezione. Procedimento disciplinare esternalizzato. L'aula del senato ha concluso ieri l'esame degli articoli del disegno di legge sulla riforma forense. A questo punto mancano solo le dichiarazioni conclusive delle forze politiche e il voto finale, previste per martedì, ma i contenuti del testo sono ormai definiti.
Tanto che il Parlamento ha ricevuto (per una volta) la standing ovation sia del Cnf sia dell'Oua. Anche perché il congresso dell'avvocatura si aprirà tra una settimana a Genova e la riforma ne sarà senz'altro il piatto forte. Il presidente del Cnf Guido Alpa chiede «ai senatori di confermare l'impegno preso di approvare la riforma prima del Congresso, pur consapevoli delle difficoltà che evidenzia l'attuale quadro politico; si tratta di una riforma attesa da decenni che contribuirebbe a salvaguardare la funzione sociale dell'avvocatura, a rafforzare la tutela dei cittadini, a migliorare, al passo con i tempi, il servizio indispensabile che gli avvocati forniscono alla collettività».
Maurizio De Tilla, alla guida dell'Oua, rilancia: «Voltiamo pagina sulle false liberalizzazioni, cancellando la legge Bersani e, per citare solo alcuni nodi di quel provvedimento, si ritorna al buon senso sulle tariffe minime, sulla consulenza legale esclusiva e sul ripristino del divieto di patto di quota lite. Ora chiediamo che la riforma passi velocemente alla Camera e si approvi prima ancora del prospettato scioglimento del Parlamento».
Per alcuni versi, infatti, la legga il cui esame si è concluso ieri, rappresenta un ritorno al passato, mentre, per altri, costituisce un tentativo di affrontare il futuro di una professione alle prese con una crescita costante di iscritti e una sostanziale contrazione dei redditi (confermata ieri dai dati resi noti dalla cassa forense). Torneranno infatti le tariffe come criterio per la determinazione degli onorari e verrà ripristinato il divieto di legare una quota del compenso al risultato.