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Questo articolo è stato pubblicato il 22 novembre 2010 alle ore 08:24.
«Questa è sicuramente quella che io chiamo la stagione dei derivati». Ha molto lavoro da fare Massimo Greco, 51 anni, avvocato dello studio legale Allen & Overy, realtà che oggi conta circa 100 avvocati nella sede italiana. Greco ha una specializzazione che, come spiega, non ha conosciuto la crisi: si occupa in particolare di litigation, insolvency e diritto fallimentare. Una storia che va nella direzione indicata dalla tanto dibattuta riforma della professione, che prevede tra le altre cose, una specializzazione per gli avvocati. Ma più che una specializzazione, serve flessibilità, secondo Greco.
Com'è la situazione professionale nel suo settore di competenza?
Come dipartimento siamo molto occupati. Soprattutto in situazioni di crisi, il settore della litigation è sempre un po' anti-ciclico. Adesso, ad esempio, al centro dell'attenzione ci sono tutti i contenziosi sui servizi di investimento, con particolare riguardo alle cause sui derivati. In effetti è un po' la stagione dei derivati. A partire dal 2004, invece, abbiamo affrontato la crisi della Parmalat, una questione di cui ci continuiamo ad occupare. A questo si aggiungono le pratiche di insolvency e quelle legate al diritto fallimentare.
Specializzarsi in un particolare ramo della professione, quindi, premia?
È difficile che un professionista possa occuparsi di cause di un solo tipo. La flessibilità nel nostro settore è di primaria importanza. Più che un avvocato iperspecializzato, credo che a premiare sia la flessibilità su materie contigue.
Quali aspettative ha, invece, verso la riforma della professione di cui si discute in questi giorni?
Ho la sensazione che sia più una riforma che riguarda realtà piccole rispetto alle grandi realtà internazionali come quella del mio o di altri studi legali. In particolare, ritengo giustissimo il punto in cui è prevista una retribuzione per i praticanti, cosa che tra l'altro il mio studio applica già.
Se. R.