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Questo articolo è stato pubblicato il 22 novembre 2010 alle ore 08:25.
«Cambiare il titolo IV della Carta per inserire la figura dell'avvocato, come soggetto costituzionale nella giurisdizione, significa superare realmente la fase del processo inquisitorio». Ribadisce l'importanza del Ddl che porta la sua firma l'onorevole Gaetano Pecorella. Un intervento per colmare una lacuna della Costituzione, scritta quando non si parlava di parità tra le parti del processo. «L'articolo 24 della Costituzione assicura il diritto alla difesa – spiega Pecorella – ma non considera l'avvocato come soggetto né il suo ruolo nella giurisdizione che, a oggi, è riserva esclusiva dei magistrati.
Sbaglia, secondo Pecorella, chi, anche all'interno dell'avvocatura, teme che la modifica della Carta per dare dignità costituzionale all'avvocato, possa finire per "ingabbiarlo" in una qualifica tendenzialmente pubblica.
«Il rischio di perdere autonomia non esiste, anzi – precisa Pecorella – con il nuovo titolo della Costituzione aumenta il livello della tutela degli interessi del cittadino. In ogni caso è stato inserito un comma che specifica il carattere privato, libero e indipendente dell'attività svolta dai legali. Inoltre – conclude Pecorella – la stessa norma stabilisce l'incompatibilità tra la professione forense e quella di magistrato. L'unico rimpianto è che il Ddl, che poteva essere approvato in un mese, è fermo dal giugno 2009». Un altro sostegno arriva dal padre "spirituale" del disegno di legge. Il presidente dell'Organismo unitario dell'avvocatura Maurizio de Tilla che subordina, all'approvazione del Ddl il successo dell'intera riforma della giustizia e l'applicazione dei principi del giusto processo. «Il corretto funzionamento del sistema giustizia – afferma il presidente dell'Oua – dipende dal rapporto equilibrato fra giudici e avvocati, entrambi protagonisti della giurisdizione. La mancata esplicitazione di questa parità è una pecca della Costituzione a cui è necessario porre rimedio».
«Su questa conclusione – informa de Tilla – si sono trovati d'accordo costituzionalisti del calibro di Riccardo Chieppa, Annibale Marini e Cesare Mirabelli».
Al tema, il vicepresidente della Camera Antonio Leone ha dedicato un convegno che si è tenuto nella sala della Lupa a Montecitorio. Nell'occasione il progetto ha incassato anche il sostegno della presidente della commissione giustizia della Camera Giulia Bongiorno. «La Costituzione senza avvocati toglie un piatto alla bilancia della giustizia – ha affermato Bongiorno – per questo sono spudoratamente favorevole al combinato disposto Pecorella-de Tilla, a condizione che venga tutelata la libertà degli avvocati». Il Ddl – inserito nel contesto della riforma Costituzionale della giustizia, le cui sorti dipendono dal destino della legislatura – ha trovato l'adesione del guardasigilli Angelino Alfano, che si è impegnato a dare pari dignità agli avvocati trasformando la denominazione del titolo IV che non sarebbe più «la magistratura» ma diventerebbe «la giustizia». Un tema di cui si parlerà a Genova venerdì 26, nella sessione dedicata alla riforma forense.