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Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2010 alle ore 09:42.
Sì convinto al ritorno delle tariffe minime, al ripristino del divieto del patto di quota lite, al rinnovato stop all'ingresso dei capitali nello studio professionale. «Le associazioni della categoria hanno spinto molto per l'approvazione di questa riforma, che mi sento di condividere in larga parte».
Professor Grosso, non le sembra invece una soluzione che guarda un po' troppo al passato? Ritorno delle tariffe minime, divieto dell'accordo tra avvocato e cliente sul risultato processuale, per esempio?
Io credo invece che l'abolizione delle tariffe minime aveva posto le basi per lo sviluppo di una concorrenza scorretta tra avvocati, così come il patto di quota lite, che prestava il fianco a un diktat inaccettabile del cliente: o così o niente lavoro. Bene ha fatto il Senato, su sollecitazione degli organismi della categoria, a ripristinare la situazione pre-liberalizzazioni, fermando i rischi di deriva per una categoria che oggi, non dimentichiamolo, ha un numero esorbitante di professionisti iscritti all'albo.
A cui si risponde, tra l'altro, ribadendo il divieto di lavoro subordinato in studio.
Ecco, su questo ho un punto di vista un po'diverso. Se c'è un collega che non se la sente di affrontare il "rischio imprenditoriale" ma vuole fare l'avvocato, perché non consentirgli di farlo come in molti paesi esteri? A condizione, certo e ovviamente, che siano rispettate l'autonomia e la libertà di gestione del lavoro svolto.
I praticanti con diritto al forfait retributivo?
Giusto, ma oltre a una retribuzione decorosa bisogna poi che gli Ordini vigilino sul fatto che si tratti di pratica e di formazione effettiva, e non piuttosto di sfruttamento. Perché accade, più di quanto si voglia ammettere.
Niente soci di capitale in studio.
D'accordissimo con la scelta del legislatore. Pensi alle deviazioni possibili: il socio di capitale che non fa parte dello studio orienta e decide l'attività dello studio, cosa sì e cosa no. No, meglio che i capitali esterni restino fuori dalla porta.
Sulla pubblicità c'è un timido riconoscimento: sì ma con...stile.
Io non l'ho mai vista con favore, la pubblicità, e oggi ribadisco. Ma considerato che c'è, mi auguro che continui un attento controllo degli Ordini per evitare conflitti con la deontologia: con 220 mila avvocati su piazza...