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Questo articolo è stato pubblicato il 30 novembre 2010 alle ore 06:41.
ROMA
L'evasione fiscale corre sul tir. Questa volta nel mirino della Guardia di finanza non sono finiti gli spalloni o il traffico di merci contraffatte. I reparti speciali delle fiamme gialle hanno messo nel mirino con un progetto ad hoc, denominato «Truck», il mondo delle imprese che operano nel settore dell'autotrasporto di merci per conto terzi.
E l'intuizione di "inseguire" telematicamente ha premiato: su 239 verifiche eseguite in tutto il territorio nazionale sono emerse 80 imprese totalmente sconosciute al fisco. Per 50 soggetti è scattata anche la denuncia all'autorità giudiziaria per reati penal-tributari. In termini economici l'attività di controllo ha consentito l'emersione di 86 milioni di euro non dichiarati ai fini delle imposte dirette, il recupero di 18 milioni di Iva evasa e rilievi per oltre 50 milioni di euro sul fronte Irap.
A colpire le stesse fiamme gialle, però, sono state soprattutto le irregolarità emerse nell'impiego della manodopera. Su 239 verifiche sono state ben 3mila le posizioni lavorative irregolari scoperte che fanno crescere l'evasione fiscale sulle ritenute non operate di altri 2 milioni. Senza considerare, poi, l'esercizio abusivo della professione con finte iscrizioni all'albo.
Anche questa volta l'attività di controllo sul territorio è stata preceduta dall'analisi e dalla elaborazione di un progetto. Come spiega il colonnello, Flavio Aniello, comandante del Nucleo speciale tutela entrate della Gdf, l'operazione «Truck» è partita presso i principali operatori del settore di tutti gli elenchi degli autotrasportatori che operano per loro conto, ai quali era stata affidata in outsourcing l'attività di trasporto.
In sostanza l'azione di incrocio dei dati dei cosiddetti padroncini o i courrier city ha riguardato le posizioni fiscali degli autotrasportatori individuali e i dati in possesso dell'Inps e dell'Inail per verificare le posizioni lavorative dichiarate.
«Dopo aver ripulito i dati – spiega Aniello – è emersa una lunga serie di soggetti potenzialmente a rischio in quanto, pur essendo contribuenti titolari di partita Iva e precettori di redditi – anche per importi rilevanti – non hanno mai presentato la dichiarazione dei redditi o hanno impiegato manodopera irregolare». Non solo. In molti casi i reparti operativi chiamati a verificare le posizioni a rischio hanno riscontrato condizioni di lavoro al limite e «spesso senza alcun rispetto delle regole di sicurezza, sia sul lavoro ma soprattutto stradale.