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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2010 alle ore 07:42.
Nel mirino della cassazione i parcheggi "scorretti". La suprema Corte ha condannato oggi per omicidio colposo un automobilista che, per aver lasciato la macchina in doppia fila con lo sportello semi aperto, aveva provocato la morte di un giovane motociclista. Ieri gli ermellini avevano bollato come violenza privata il parcheggio fatto in modo da impedire a un'altra vettura la possibilità di uscire dal garage.
Due comportamenti , tanto scorretti quanto frequenti, che possono avere delle gravi conseguenze. Con la sentenza n. 42498 di oggi il collegio di piazza Cavour ha respinto la tesi della difesa che tendeva a dimostrare come nella morte del motociclista abbiano influito più la sua guida imprudente che la macchina in doppia fila con la portiera parzialmente aperta. Secondo il ricorrente il ragazzo in motorino procedeva a zig zag e ad alta velocità. Due comportamenti – fa notare la Suprema Corte – tutt'altro che infrequenti e imprevedibili e quindi non in grado di far escludere il nesso causa-effetto.
Con la sentenza 42205 depositata ieri, la V sezione della Cassazione ha invece condannato per violenza il proprietario di una macchina che intralciava l'uscita di un garage privato. Dalla "manovra" scorretta era nata una lite con minacce a mano armata. Nel mezzo della zuffa, che aveva coinvolto tre persone, era, infatti, spuntata una falce, costata a chi la impugnava la condanna per lesioni aggravate dall'uso dell'arma e dai futili motivi.