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Norme e Tributi Fisco

Lo scudo fiscale in banca trova la via di uscita

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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2010 alle ore 06:41.

MILANO - Sulla scialuppa di salvataggio del rimpatrio giuridico potranno imbarcarsi anche i contribuenti che hanno scudato rivolgendosi a banche, Sim e altri intermediari (diversi dalle fiduciarie) per rimpatriare titoli e beni che risultano però ancora bloccati oltreconfine. Chi aveva aderito alla sanatoria optando per questa procedura di emersione sta correndo, infatti, il serio rischio di non portare a termine validamente l'operazione entro la fine dell'anno e di non poter beneficiare della copertura dello scudo.

Se lo Stato in questa eventualità dovrebbe restituire l'imposta sostitutiva già incassata, chi di fatto si è auto-denunciato per un reato tributario (a quel punto non più sanato) potrebbe essere segnalato dall'intermediario a cui si è rivolto, essendo quest'ultimo comunque tenuto alla vigilanza antiriciclaggio.

Il problema, legato principalmente a dossier titoli custoditi nelle banche svizzere per i quali si era scelto di aderire allo scudo fiscale nella versione del rimpatrio fisico con "cause ostative", si è aggravato nelle ultime settimane in vista della scadenza del 31 dicembre 2010. Se non si riescono a riportare in Italia questi titoli per il perdurare di una cosiddetta causa ostativa non resta altra strada che convertite il rimpatrio fisico in rimpatrio giuridico o "figurativo". Una soluzione naturale per le società fiduciarie, un po' meno per le banche e gli altri intermediari. Per le prime, l'agenzia delle Entrate è intervenuta ufficialmente qualche giorno fa (risoluzione n. 122, si veda «Il Sole 24 Ore» del 19 e del 30 novembre), sollecitata da Assofiduciaria. In sostanza, l'Agenzia ha ammesso che in presenza di cause oggettive che impediscono di concludere il rimpatrio fisico entro il 31 dicembre 2010, si può ricorrere a quello giuridico. L'Agenzia ha tuttavia posto alcune condizioni: che l'operazione si concluda entro la fine dell'anno; e che tutto sia gestito dalla stessa fiduciaria alla quale è stata presentata la dichiarazione riservata. Nessun cambio in corsa, perciò.

L'Agenzia non si è spinta, però, a chiarire come vanno gestite le dichiarazioni riservate per le quali non è possibile rimuovere in tempo le cause ostative presentate presso intermediari diversi dalle fiduciarie (banche, Sim, Sgr, eccetera). Al riguardo, i tecnici hanno formulato diverse ipotesi in attesa di una pronuncia dell'agenzia delle Entrate. E, proprio ieri, in un seminario di Abi formazione cui hanno partecipato rappresentanti del mondo bancario e dell'amministrazione finanziaria, è stata formulata una precisa ipotesi per ovviare a questi inconvenienti. Le banche e gli altri intermediari diversi dalle fiduciarie potranno, in primo luogo, analogamente a queste ultime, sbloccare le procedure di scudo convertendo da fisico a giuridico il modello di sanatoria, per poi perfezionare l'operazione con un mandato di amministrazione senza intestazione.

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Questo salvo la verifica della compatibilità dei sottostanti contratti. Non sempre in effetti gli istituti di credito potranno o vorranno rimodulare l'operazione e occuparsi dell'amministrazione dei beni o dei titoli da scudare. In questo frangente, potranno allora ricorrere a un "subdeposito". Questo comporterà per la banca che ha ricevuto la dichiarazione riservata "con cause ostative" – quella italiana – l'onere di rivolgersi a una fiduciaria conferendole un mandato di subdeposito, autorizzandola ad aprire un conto intestato alla fiduciaria stessa presso la banca estera che detiene i fondi da scudare. In questa maniera sarà la fiduciaria ad amministrare i beni, mentre la banca sarà l'unica responsabile dell'operazione (per esempio, per gli obblighi inerenti al sostituto di imposta) e l'emersione potrà chiudersi in capo a un unico intermediario.
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