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Norme e Tributi Fisco

Scudo fiscale a rischio sull'Iva

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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2010 alle ore 06:41.

A rischio la copertura Iva con lo scudo fiscale. In caso di accertamenti l'agenzia delle Entrate potrebbe procedere al recupero dell'Iva se constaterà che con lo scudo si sono coperte evasioni dell'imposta sul valore aggiunto. Ad assicurarlo, anche se con qualche margine di ambiguità, in una lettera del 13 luglio scorso agli uffici della Ue, il direttore generale delle Finanze, per rassicurare la Commissione sulla portata dello scudo e per evitare che fosse avviata una procedura di infrazione sul rimpatrio.

Nella lettera di Roma alla Ue, il direttore delle Finanze richiamava la circolare 3/E/2010 dell'agenzia delle Entrate che faceva salva l'applicazione delle regole e della giurisprudenza comunitarie sull'Iva nell'applicazione dello scudo fiscale. La circolare, peraltro, era arrivata a gennaio, quando la prima tornata dello scudo (quella da circa 95 milardi di euro) era chiusa.

La missiva dell'amministrazione italiana assicurava inoltre che se dagli accertamenti fiscali fossero emersi elementi che «impattano sulle risorse proprie (della Ue, ndr) sarebbe assicurato il corretto versamento delle risorse proprie di competenza». Infine, si precisava che «al fine di garantire il corretto e puntuale assolvimento dei menzionati obblighi imposti dalla normativa e dalla giurisprudenza comunitaria, nell'ambito dell'attività di controllo saranno verificate eventuali situazioni di possibile coincidenza, anche parziale, delle attività oggetto dello scudo fiscale con imponibili evasi ai fini Iva». In realtà la formulazione potrebbe apparire un po' ambigua, in quanto non si dice esplicitamente che sarà effettuato il recupero dell'Iva a carico dei contribuenti, ma solo che sarà versata la quota di risorse proprie di competenza.

Non appare, però, verosimile (anche se il dubbio resta) che sia recuperata solo la quota di Iva di competenza della Ue e probabilmente una soluzione del genere non sarebbe stata neanche accettata dalla Commissione. Anche perché la lettera del direttore delle Finanze richiama la giurisprudenza della Cassazione con la quale si è negata la possibilità per lo stato di rinunciare in modo generale e indiscriminato all'accertamento dell'Iva (le sentenze richiamate sono la 20068 e la 20069 del 2009). Perciò il recupero dell'Iva a carico dei contribuenti sarebbe in ogni caso assicurato.

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Tags Correlati: Agenzia Entrate | Bruxelles | Comunità Europea | Corte di Cassazione | Fisco | Italia | Michel Barnier | Stati Membri

 

La circolare 52/E dell'8 ottobre scorso ha precisato che gli uffici, tra l'altro, dovranno evidenziare all'esito dei controlli effettuati, in un applicativo a loro disposizione, anche l'«importo degli imponibili riconducibili alle attività oggetto di emersione distinti per settore impositivo con specificazione per l'Iva dell' imposta o maggiore imposta evasa». Una misura che dovrebbe servire in ogni caso a garantire il pagamento dello 0,30 di risorse proprie alla Ue, ma che può indurre a pensare che lo scudo, comunque, possa essere opposto a accertamenti Iva.

La presa di posizione era volta a rassicurare la Ue sugli effetti dello scudo e quindi l'amministrazione italiana ha esplicitato una serie di elementi che nei chiarimenti verso i contribuenti potevano trasparire tra le righe (come il richiamo fatto alla circolare 3/E), ma in modo meno netto che nella risposta alla Ue. Il chiarimento sicuramente ha rappresentato uno di quegli elementi richiamati di recente dal commissario al mercato interno Michel Barnier, che ha spiegato che l'istruttoria sullo scudo era in fase conclusiva ma era stato necessario acquisire elementi ulteriori da parte italiana. Successivamente è trapelato che lo scudo potrebbe essere vicino a una soluzione positiva, con piena assoluzione da parte della Ue (si veda Il Sole 24 Ore del 1° e del 4 dicembre scorsi). Un via libera dato evidentemente perché lo scudo non salva dall'Iva, anche se forse non tutti coloro che avevano aderito allo scudo, ci avevano pensato.

Il quadro della situazione
IMPOSTA COMUNITARIA
L'Iva è una "risorsa propria" della Ue, per questo motivo non «deve ritenersi compatibile con la disciplina comunitaria in materia di Iva alcuna misura nazionale, sia essa di carattere legislativo o amministrativo, con la quale lo stato membro rinunci in modo generale ed indiscriminato all'accertamento» dell'Iva stessa. È quanto in Italia ha stabilito la corte di Cassazione con le sentenze 20068 e 20069 del 2009, secondo le quali, inoltre, il contribuente non può invocare il principio di legittimo affidamento se il suo comportamento non è stato avallato da una specifica presa di posizione degli organismi comunitari

IL DUBBIO
Una delle censure mosse allo scudo fiscale, da parte degli eurodeputati italiani che avevano sollecitato l'intervento della Commissione europea, era la possibile violazione delle regole comunitarie in materia di Iva dovuta allo scudo fiscale. Il rischio paventato era appunto quello di una rinuncia generalizzata agli accertamenti da parte dell'amministrazione italiana. In questo caso si sarebbe realizzata, appunto, una violazione delle regole comunitarie in materia di Iva. Le indicazioni dell'amministrazione italiana già facevano salva l'applicazione della normativa comunitaria, senza però esplicitare le conseguenze

LA RISPOSTA
L'indicazione data dalle autorità italiane a quelle di Bruxelles è che in caso di controlli, l'aver aderito allo scudo non impedirà all'amministrazione fiscale di verificare se vi siano state o meno delle violazioni in materia di Iva. In quel caso sarà assicurato il versamento della quota di imposta che costituisce una risorsa propria della comunità europea. Inoltre la circolare 52/E del 2010, relativa appunto alla verifica della sussistenza dei requisiti per aderire allo scudo, ha dato indicazioni agli uffici per l'indicazione specifica di violazioni in campo Iva, nelle comunicazioni al "centro" delle situazioni riscontrate

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