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Questo articolo è stato pubblicato il 14 dicembre 2010 alle ore 07:48.
Sostiene di vivere con uno stato d'animo particolare, questi giorni, l'ex ministro e vice-ministro delle Finanze dei Governi Prodi, Vincenzo Visco. Qualcosa a metà strada tra la soddisfazione e l'amarezza. Messo spesso sul banco degli imputati dai suoi stessi colleghi di partito e di coalizione per aver alienato dal centro-sinistra le simpatie di molti elettori "moderati", a causa dell'eccessivo rigore fiscale e per essere stato tra i "fattori" della sconfitta elettorale del 2008, oggi si gode da studioso la reintroduzione («sia pure fittizia o incompleta») di alcuni fra gli strumenti di lotta all'evasione varati durante quella stagione. Strumenti in un primo momento cancellati dal subentrante Governo Berlusconi.
L'elenco clienti fornitori introdotto con il famoso decreto Visco-Bersani del 2006, per esempio, è stato prima abolito e poi ripescato dall'attuale Esecutivo. La vive come una rivincita?
Anzitutto, vorrei precisare che lo scontro con le categorie produttive è maturato soprattutto per la revisione degli "odiati" studi di settore. Con il decreto del 2006, che aveva suscitato più consensi che mugugni, introducemmo misure, certo non popolari, ma di sicura efficacia nel contrastare frodi e sommerso. Penso alla tracciabilità dei pagamenti, all'invio telematico dei corrispettivi, al conto dedicato per i professionisti e, appunto, all'elenco clienti e fornitori. È dimostrato che negli anni 1996-2000 e tra il 2006 e il 2008 l'evasione dell'Iva, il vero fardello dei conti pubblici, è calata sensibilmente. Mentre oggi l'evasione è ripartita. Sono queste le sole considerazioni da fare, a mio avviso. I mali del paese non si guariscono con le polemiche.
L'amministrazione finanziaria negli ultimi due anni ha recuperato importi record, però. Nel 2010 si toccherà quota 10 miliardi. Come lo spiega?
L'amministrazione fa il suo mestiere e lo fa bene. Purchè eviti gli eccessivi automatismi che sfociano nell'abuso. L'ansia di raggiungere determinati fatturati non deve mai far passare in secondo piano i diritti dei contribuenti. Vede, la lotta all'evasione si fa in due modi. Aggredendo i fenomeni di elusione e le grandi imprese che generano notevoli volumi d'affari. Ed è quello su cui mi pare si stia concentrando l'amministrazione. In secondo luogo, chiudendo tutti gli spazi di facile evasione. Intendo quella di massa. E questo era il nostro obiettivo principale. Creare un clima culturale per cui tutti si sentano possibili bersagli di un accertamento e siano perciò indotti a comportarsi correttamente. Per fare ciò, abbiamo cercato di costruire una rete informativa integrata che ci fornisse l'identikit delle attività economiche di tutti i contribuenti. A questo erano funzionali i nostri interventi.