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Norme e Tributi Diritto

Nelle società quote rosa con gradualità

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Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2010 alle ore 08:16.

È passato al Senato il disegno di legge che vuole introdurre le quote rosa nei board delle società quotate e delle società controllate da pubbliche amministrazioni. Vi si propone che lo statuto delle società quotate stabilisca che il riparto degli amministratori e sindaci sia effettuato in base a un criterio che assicuri l'equilibrio tra i generi, garantendo che un terzo dei posti sia riservato a donne. Questo criterio dovrebbe applicarsi per tre mandati consecutivi ed è prevista la decadenza dei componenti eletti senza il rispetto della quota riservata come sanzione in caso di violazione della norma.
Ma qual è la situazione negli altri paesi europei?
Nel 2003 la Norvegia è stato il primo paese europeo a introdurre per legge delle quote rose per i board delle società quotate. Le sanzioni in caso di violazione delle norme sulle quote rosa sono pesanti, fino alla liquidazione obbligatoria della società. Oggi la presenza femminile negli organi di governance delle società quotate norvegesi è del 40%, essendo la Norvegia seconda in Europa solo alla Finlandia (dove, tuttavia, non esistono quote rose per legge). L'esempio norvegese è stato seguito dall'Olanda.
In Francia è stata approvata quest'anno una legge che prevede una quota rosa del 40% per gli organi di controllo delle grandi imprese. Questa quota dovrebbe essere raggiunta gradualmente entro il 2016, con una quota "ridotta" del 20% per i prossimi tre anni. Per tutti gli organi di controllo in cui all'entrata in vigore della legge non vi è alcuna rappresentanza femminile, dovrà essere nominata almeno una donna entro sei mesi. In caso di violazione del criterio di riparto, è prevista come sanzione l'invalidità delle nomine dei componenti dell'organo di controllo.
In Spagna il governo Zapatero ha introdotto nel 2007 un principio di best practice nel codice sulla corporate governance per promuovere le rappresentanze femminili negli organi di gestione delle società quotate, con l'obiettivo per il 2015 di arrivare a una presenza rosa del 40% nei consigli di amministrazione. Gli effetti sono stati deludenti: a oggi le donne nei cda delle società quotate spagnole sono appena l'11% del totale.

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Tags Correlati: Deutsche Telekom | Germania | Italia | Normativa | Norvegia | Pubblica Amministrazione | Senato | Zapatero

 

Anche in Svezia, in Germania e nel Regno Unito non vi sono leggi per le quote rosa nelle società quotate, ma solo "raccomandazioni" nei rispettivi codici di corporate governance. Mentre la rappresentanza femminile nelle società svedesi è comunque fra le più alte in Europa, nel Regno Unito è ferma al 10% per le società "top-100". In Germania non è da escludere che la proposta di introdurre una "Frauenquote" per legge non torni all'ordine del giorno, qualora la recente modifica del Corporate Governance Kodex non dia i risultati sperati. Per ora è stato d'impatto l'esempio della Deutsche Telekom, che ha introdotto una quota rosa per statuto, prevedendo che entro il 2015 il 35% delle posizioni di management debbano essere ricoperte da donne; sono state inoltre nominate sei donne come membri dell'organismo di controllo.
Fatto sta che oggi l'Italia è all'ultimo posto in Europa assieme al Portogallo per la rappresentanza femminile nei board delle società quotate, e a livello mondiale è al 74esimo posto subito prima del Gambia; il 50% delle società quotate italiane è ancora senza alcuna rappresentanza femminile negli organi di governance. Gli esempi degli altri paesi europei indicano l'opportunità di adottare misure di discriminazione positiva per ottenere un equilibrio di genere altrimenti difficilmente realizzabile in Italia.
Tornando al disegno di legge, i modelli europei potrebbero suggerire di ritoccare il testo, prevedendo una gradualità nei tempi di raggiungimento di prefissate percentuali, al fine di assicurare la selezione su base meritocratica di donne qualificate e un ricambio equilibrato negli organi societari. Ancora, le esperienze straniere suggeriscono la necessità di adeguate sanzioni per garantire il rispetto delle quote rosa, soprattutto in assenza di una diffusa cultura di presenze femminili ai vertici delle imprese. Infine, la Commissione europea ha annunciato una direttiva nel 2012 per l'introduzione "forzosa" di quote rosa nelle società, se non vi sarà a livello europeo un aumento significativo delle rappresentanze femminili nel prossimo futuro. In un simile contesto appaiono puramente pretestuose le resistenze politico-culturali basate sull'argomento che donne davvero meritevoli non necessitano di misure di discriminazione positiva o che queste siano a rischio di incostituzionalità.
© RIPRODUZIONE RISERVATA di Cecilia Carrara

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