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Norme e Tributi Fisco

I gadget multimediali in soccorso dei consumi natalizi in Crisi e del Fisco globale

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Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2010 alle ore 21:19.

Le spese rallentano, non decollano, piuttosto camminano. Insomma, le festività che conducono dal Natale fin oltre il Veglione di fine anno, storicamente sorta di autostrada mondiale segnata dal turbo-consumo, stenta ad aprire i caselli d'ingresso. Anzi, nessuna coda, né file di clienti in attesa e votati all'acquisto. Il risultato quindi è duplice con commercianti e rivenditori che osservano le vendite scivolare verso il basso, trascinando i profitti, mentre sul versante opposto gli erari nazionali illustrano le curve a ribasso delle imposte indirette, termometro usuale in tempi di Crisi, il cui gettito non segnala ripartenze, al momento.

Ecco però che sulla scena internazionale, ricca di meno e di conti in rosso, fa la sua comparsa il market multimediale che, con in testa i gadget virtuali della comunicazione che parlano al consumatore mondiale, continua a correre sui mercati, offrendo nuovi modelli, e soprattutto, seducendo senza interruzioni milioni di clienti, nient'affatto virtuali nell'esatto istante in cui acquistano. E per i commercianti, in ogni angolo del Mondo, e per il Fisco globale, è un salvagente salutare, anche se inatteso.

La saga dell'iPad, e dei gadget virtuali della comunicazione senza frontiere, seduce il fisco globale – Se la Cina ha i suoi paradossi, anche sui mercati a Occidente del Dragone se ne ravvisano. Scorrendo i listini e i prezzari dell'iPad, infatti, salta agli occhi come assicurarsi il tablet magico a Francoforte, o a Parigi, e persino a Londra, comporta un esborso di circa 150euro in più rispetto a quanto offrano i rivenditori di Hong Kong, dove è sufficiente versare, in cash, al rivenditore 370euro, non 499 o 514, come accade in altre capitali. Certo, raggiungere in volo la piazza dell'ex colonia britannica avendo in agenda soltanto l'obiettivo di dotarsi dell'iPad è piuttosto distante da quanto raccomandato da una regola ordinaria di contabilità. Comunque, per assicurarsi un risparmio di almeno 20 euro è sufficiente far visita ai negozianti lussemburghesi, quindi, senza doversi congedare dai confini della Vecchia Europa. In pratica, fisco che vai prezzo che trovi. E l'iPad, per quanto magico, non si sottrae a questa regola aurea che allinea i mercati internazionali, indifferentemente. La tavoletta su cui danzano le news si prone quindi, nelle sue varie vesti, come una sorta di inno alla convergenza ritrovata dai mercati, tanto osannata dai numeri 1 del pianeta. Salvo distanziarsene al momento d'incidere sul prezzo, azione questa demandata al peso effettivo dell'aliquota Iva sullo spot affidato ai listini. Con la soddisfazione degli erari nazionali, cui segue la ridefinizione della geografia contabile dell'iPad i cui prezzi sembrano spesso difficili da cogliere nel loro processo di definizione. In Cina, per esempio, il tablet espone listini anti-acquisto. Il costo per assicurarsene i servizi, infatti, richiede all'ignaro consumatore formatosi all'ombra del Dragone un esborso pari a due stipendi mensili. Prezzo eccessivo, nonostante un numero elevato di componentistica e di iPad siano proprio made in China.

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Tags Correlati: Apple | Cina | Parigi | Stati Membri

 

Il fisco brinda al digitale – Sul versante delle Amministrazioni fiscali i paradossi inattesi indotti dal boom del tablet della Apple non mancano. In un momento di crisi, infatti, che ha visto retrocedere il gettito delle entrate tributarie nella stragrande maggioranza dei Paesi industrializzati, cioè ricchi, l'invasione non soltanto dell'iPad, ma dell'intera famiglia dei prodotti digitali, iPhone e iPod inclusi, che stanno ridisegnando la comunicazione in chiave mobile e virtuale, s'è rivelata un volano inatteso per impedire un vera e propria rovina delle entrate fiscali. Al riguardo, è sufficiente esaminare i volumi dei ricavi privati e del gettito delle imposte derivanti da questi prodotti. Nel corso del 2010, in totale sono stati quasi 95 i milioni di modelli immessi sul mercato. Un'onda lunga destinata ad incrementarsi entro fine anno e a superare i 100milioni . Il risultato, è contabilizzabile all'incirca in 60miliardi di euro di ricavi. Niente male, sia per i bilanci della Apple, per esempio, sia per le entrate fiscali degli erari nazionali, soprattutto dei Paesi Ocse. Considerando, infatti, che in media il 15per cento dei ricavi lordi è destinato a rimpinguare le casse erariali, nel complesso intorno ai 9miliardi di euro han già preso la via delle molteplici Amministrazione fiscali degli Stati membri dell'Organizzazione di Parigi. Un tesoretto inatteso in tempi di Crisi, segnati generalmente dal languire del gettito delle imposte, e delle tasse, sui consumi. Il boom del digitale, invece, ha iniettato risorse utili a impedire la rotta dei conti del fisco globale. Ma ha anche rivelato quali siano, ad oggi, le distanze, soprattutto reddituali, che separano i consumatori a seconda dell'appartenenza, e della residenza, a una determinata realtà nazionale. E questo in sfregio al richiamo, quasi ventennale, alle politiche di convergenza, non soltanto a livello europeo, ma più ampio, su cui costruire un modello differente di mercato, di sviluppo e di economia.

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