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Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2010 alle ore 21:45.
Alla fine l'Italia paga il conto dei ritardi sulla legge Pinto. La Corte europea dei diritti dell'uomo ha reso noto di avere adottato 475 sentenze di condanna (a fronte di oltre 3.900 ricorsi giacenti, in netta crescita dai 613 registrati alla fine del 2007) nei confronti del nostro Paese per i ritardi con cui sono pagati i risarcimenti per i danni provocati dall'eccessiva durata dei processi. Un paradosso che, segnalato qualche volta in termini di boutade, adesso irrompe nella cronaca a titolo di riconoscimento delle ragioni di cittadini che hanno dovuto attenre da nove mesi a quattro anni per ottenere quanto loro riconosciuto.
La Corte di Strasburgo, oltre ad avere sanzionato l'Italia, prova però anche a suggerire alcuni correttivi per evitare che la situaizone si riproponga. Tra questi, l'istituzione di un fondo speciale che permetta il pagameto degli indennizzi in tempi non eccessivi. I giudici, pur ammettendo «che un'amministrazione ha bisogno di tempo per procedere a un pagamento», ricordano che il ritardo, quando riguarda un ricorso che punta a rimediare alle conseguenze di una durata eccessiva della procedura attraverso un risarcimento, «non dovrebbe in generale superare i sei mesi a partire dal momento in cui la decisione dell'indennizzo diventa esecutiva».Questo termine – riconosce la Corte – è stato ambiamente superato». Né, prosegue la Corte, la liquidazione delle spese affrontate da chi attende il risarcimento, e neanche il versamento di interessi, possono essere considerati come indennizzo del danno morale subito.
Del resto, in Italia si è registrato negli ultimi anni un aumento «esponenziale» dei costi per il governo legati a questo tipo di risarcimenti: «a fine dicembre 2008, 36,5 milioni restavano da pagare oltre agli 81 già versati». Per questo, già nel 2009 la Corte, «notando un arretrato considerevole sia nella giustizia civile (5,5 milioni di cause pendenti), sia in quella penale (3,2 milioni di cause pendenti)», aveva invitato le autorità italiane a modificare la legge Pinto. I giudici di Strasburgo concludono stabilendo che l'Italia deve versare 200 euro a ognuno dei ricorrenti per danni morali oltre a 10mila euro per le spese.