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Questo articolo è stato pubblicato il 29 dicembre 2010 alle ore 06:40.
L'agenzia dei segretari comunali e provinciali non c'è più, ma il contributo dei comuni resiste con coraggio; a mantenerlo in vita è il milleproroghe appena approvato, che nel testo inviato al Quirinale inserisce l'assegno dei sindaci all'agenzia nella lunga teoria delle «proroghe non onerose» (per lo stato). Come tutte le altre regole infilate nella maxitabella, il contributo sopravvive per ora fino al 31 marzo, ma può essere rilanciato da provvedimenti successivi fino al 31 dicembre.
Il contributo all'agenzia che non c'è non è l'unica stranezza nell'intricato ordinamento dei segretari, che non si è ancora ripreso dalla bomba a sorpresa lanciata con l'abolizione dell'agenzia nella manovra estiva. A luglio l'addio all'agenzia era spuntato nel nome della semplificazione: una sede nazionale e 18 articolazioni regionali (ognuna dotata di consiglio di amministrazione) per gestire un albo da 3.650 persone era sembrato troppo, nel momento in cui per risparmiare si tagliavano gli stipendi dei dirigenti pubblici e si congelavano quelli di tutti gli altri. Le competenze sono passate al Viminale, e un decreto (Interno ed Economia) deve definire chi al ministero si dovrà occupare dei segretari.
A sei mesi dalla chiusura dell'agenzia, il decreto non c'è. Una prima versione, scritta a novembre, ricreava di fatto la struttura dell'agenzia all'interno del Viminale, chiamando a raccolta in una sezione specializzata il ministro, due capi dipartimento, tutti i prefetti dei capoluoghi di regione, i presidenti di Anci e Upi, i sindacati e tre rappresentanti della categoria.
Troppo. Nella nuova versione, scritta prima della pausa natalizia, la struttura (che ora si chiamerebbe consiglio direttivo) è alleggerita, ma spunta un altro problema, dimenticato nella prima bozza: la Scuola della pubblica amministrazione locale. Era un ente collegato all'agenzia, ma non è stata espressamente cancellata dalla manovra. Ora il decreto la rimette in carreggiata (anche se il Viminale ha già una scuola di pubblica amministrazione, la Ssai) e chiede all'Economia di accantonare le risorse per farla funzionare.
gianni.trovati@ilsole24ore.com
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