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Questo articolo è stato pubblicato il 06 gennaio 2011 alle ore 11:20.
Non solo l'assistenza informatica a rischio, non solo la benzina centellinata e il materiale di cancelleria che scarseggia, ma anche (e soprattutto) una cronica mancanza di personale amministrativo: ecco ciò che mette a rischio la sopravvivenza del sistema giustizia in Campania. Soprattutto nelle trincee antimafia, dove da qualche tempo si è arenato il progetto «Digit», che avrebbe dovuto portare alla digitalizzazione degli atti giudiziari del settore penale. Il ministero della Giustizia aveva fornito agli uffici le attrezzature necessarie, ma al momento di trovare i fondi per l'acquisto del software si è bloccato tutto.
A Napoli, ricorda Franco Roberti, attuale capo dei pm di Salerno ed ex procuratore aggiunto del capoluogo campano, un paio di anni fa successe una mezza rivolta in Procura quando si sparse la voce che i sostituti procuratori avrebbero dovuto anticipare i soldi per il carburante. Alla fine, si giunse a un accordo, ma il problema del trasporto dei magistrati, nel distretto giudiziario partenopeo, ogni tanto riesplode: le auto sono poco sicure, la manutenzione è carente e, spesso, i pm sono costretti a muoversi in gruppo per risparmiare sui costi delle trasferte.
«Da cinque anni, la procura di Salerno non ha un dirigente amministrativo», denuncia Roberti, «e il quaranta-cinquanta per cento del mio tempo se ne va per sostituirlo. Oltre a coordinare le indagini, devo pure far quadrare i bilanci».