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Norme e Tributi Lavoro

Nasce una boutique legale con una sola regola: abolire la parcella oraria

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Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2011 alle ore 13:04.

Sulla home page del sito c'è un collegamento diretto a un blog, ai commenti dei clienti, al profilo Twitter e alla spiegazione della filosofia dietro lo studio legale. Radiant.law è appena nato, ma si propone già come una piccola rivoluzione nel mercato dei servizi legali. A partire dal nome, scollegato da quello dei fondatori, e dalla filosofia che lo caratterizza. Nessuna parcella oraria. Gli avvocati dietro questa iniziativa sono Andrew Giverin, David Skinner e Alex Hamilton, professionisti d'affari che hanno lasciato le strutture con network internazionali con cui collaboravano per investire in questa iniziativa.

L'attività dello studio, che come ricorda la descrizione sul sito ha come obiettivo quello di tenere a mente che "tutto ruota intorno ai clienti", si concentrerà nel settore della tecnologia, diritto Internet e della propietà intelletuale. I soci sono 5 e almeno inizialmente non è previsto l'ingresso di collaboratori giovani. Gli avvocati troveranno supporto nei software digitali e faranno ricorso all'outsourcing di una parte del lavoro, collaborando in particolare con il provider Pangea3 .

L'iniziativa di abolire le parcelle orarie affascina sempre di più gli studi legali. La competizione tra gli advisor è elevata e i clienti insistono su una retribuzione che permetta di prevedere il budget legale e limiti il rischio di una spesa non calcolata.

In altre parole le tariffe orarie non allineano gli obiettivi dei professionisti e quelli dei loro clienti. Secondo una ricerca della Association of corporate counsel , associazione internazionale che rappresenta i giuristi d'impresa, oltre il 40% dei legali d'azienda richiede ai consulenti parcelle alternative a quella oraria.

Le parcelle calano ma gli studi legali riescono a mantenere un margine grazie ai sempre più diffusi software che permettono di adattare contratti o documenti già creati, a seconda delle esigenze del caso.

Un esempio è la piattaforma di document assembly offerta da Basha systems , che negli ultimi anni ha registrato una crescita superiore al 15% annuo. Ma alcuni di questi strumenti sono offerti ai clienti dagli studi stessi, come nel caso di Venture Pipeline, un servizio della law firm Dla Piper .

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Tags Correlati: Alex Hamilton | Andrew Giverin | Basha systems | David Skinner | Dla Piper | Giacomo Mazzanti | Italia | Normativa sulle libere professioni | Pangea3 |

 

I settori in cui questi software trovano la migliore applicazione sono la contrattualistica, fusioni, acquisizioni e proprietà intellettuale. Risultano particolarmente utili quando gli avvocati si devono occupare della registrazione di un brevetto o della redazione di un contratto di fornitura. Su questa tipologia di lavoro le società che offrono questi servizi parlano di una "compressione" del tempo da 40 ore a una sola. Con relative conseguenze sulla parcella fatturata al cliente.

Anche su questo fronte l'Italia resta però indietro. «Di circa 5 anni rispetto all'Inghilterra e agli Stati Uniti», osserva Giacomo Mazzanti, avvocato che si occupa da tempo di knowledge management.

«In italia non c'è ancora la mentalità perché nel nostro mercato la professione è troppo legata all'individualità dell'avvocato», continua Mazzanti che lavora per Nctm, struttura che utilizza il software Exari.

Mentre aumenta anche nel nostro Paese il numero di studi che sta introducendo programmi automatizzati per generare documenti, in Italia manca infatti il passaggio successivo.

Il "do it yourself" legale introdotto da Dla Piper e da alcuni altri. «Che a dispetto delle apparenze genera lavoro per lo studio», conclude Mazzanti. «Il cliente crea autonomamente una parte dei documenti di cui ha bisogno, ma si rivolge allo studio per le operazioni più complesse che necessitano dell'esperienza personale del professionista». Che sono anche le più remunerative.

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